Il 6 ottobre in Nepal e in India proseguono le difficili operazioni di soccorso dopo una serie di alluvioni e frane che nello scorso fine settimana ha causato più di settanta morti, oltre a gravi danni materiali.

In base agli ultimi bilanci forniti dalle autorità, le alluvioni e le frane legate alle forti piogge monsoniche hanno causato almeno 46 morti in Nepal e 28 nell’estremo nordest dell’India.

Gli eventi meteorologici estremi sono piuttosto comuni in Asia meridionale durante la stagione dei monsoni, che va da giugno a settembre, ma secondo gli scienziati la crisi climatica ne sta aggravando l’intensità e la frequenza.

In Nepal i soccorritori hanno faticato a raggiungere il distretto di Illam (est), devastato da frane che hanno causato almeno 37 morti.

“Abbiamo dovuto percorrere lunghe distanze attraverso le colline, usando delle corde per attraversare i fiumi in piena”, ha dichiarato all’Afp Laxmi Bhandari, un funzionario della polizia locale.

“Ora che ha smesso di piovere, possiamo finalmente dedicarci a soccorrere gli abitanti dei villaggi più colpiti”, ha aggiunto.

Turisti trasferiti

Dall’altra parte del confine, nello stato indiano del Bengala Occidentale, le autorità hanno fornito un bilancio di almeno 28 morti e una decina di dispersi, principalmente tra le piantagioni di tè della regione del Darjeeling.

“Più di cento case sono state distrutte”, ha dichiarato all’Afp Praween Prakash, un funzionario della polizia statale.

“Il bilancio delle vittime potrebbe aggravarsi perché i soccorritori non hanno ancora raggiunto alcune delle aree più isolate”, ha avvertito.

Le autorità indiane hanno cominciato a trasferire, anche a dorso di elefante, centinaia di turisti rimasti bloccati mentre erano in visita alle piantagioni di tè.