Il 24 settembre un uomo ha aperto il fuoco a Dallas, in Texas, contro un centro di detenzione per migranti dello United States immigration and customs enforcement (Ice), un’agenzia federale, uccidendo una persona e ferendone due, hanno annunciato le autorità statunitensi.
“L’autore dell’attacco si è poi suicidato con un colpo di pistola”, ha dichiarato sul social network X la segretaria alla sicurezza interna Kristi Noem.
“Anche se non conosciamo ancora il movente, sappiamo che gli agenti dell’Ice stanno affrontando violenze senza precedenti. Questo deve finire”, ha aggiunto.
Secondo vari mezzi d’informazione statunitensi, l’uomo avrebbe però aperto il fuoco contro i detenuti e nessun agente dell’Ice sarebbe rimasto ferito.
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“In base ai primi elementi di cui disponiamo, un uomo ha aperto il fuoco contro un edificio pubblico da un altro edificio. Una persona è morta sul posto e altre due sono state portate in ospedale. Anche l’autore dell’attacco è morto”, ha affermato la polizia di Dallas.
“Probabilmente l’autore dell’attacco ha agito da solo”, ha dichiarato alla Cnn Todd Lyons, il direttore ad interim dell’Ice. “Le informazioni preliminari indicano che si è trattato di un cecchino”.
L’uomo era appostato su un tetto con un fucile, hanno riferito fonti della polizia all’emittente locale Fox4, precisando che si è poi suicidato all’arrivo degli agenti.
Il 4 luglio un agente era rimasto ferito al collo durante un attacco contro un altro centro di detenzione dell’Ice vicino a Dallas.
Secondo le autorità federali, erano coinvolti vari aggressori, uno dei quali aveva sparato 20-30 colpi contro agenti dell’Ice disarmati, e sul posto erano stati trovati fucili, giubbotti antiproiettile e walkie-talkie.
Vicino al luogo dell’attacco erano stati trovati anche dei volantini con slogan come “Combattere il terrore dell’Ice con la lotta di classe” e “Liberate i prigionieri politici”.
Dieci persone erano poi state incriminate.
Battaglia politica
Gli agenti dell’Ice sono in prima linea nella politica di espulsioni di massa promossa dall’amministrazione Trump.
L’agenzia si trova quindi al centro di una battaglia politica, con la destra che sostiene i suoi raid contro gli immigrati irregolari e la sinistra che li contesta e denuncia un uso eccessivo della forza.