Il 9 settembre il presidente francese Emmanuel Macron ha nominato premier il ministro delle forze armate Sébastien Lecornu, con il compito di trovare “accordi” con le forze politiche in vista della formazione di un nuovo governo, alla vigilia di una grande mobilitazione antigovernativa sotto lo slogan “Blocchiamo tutto”.

Lecornu, 39 anni, presente in tutti i governi dall’insediamento di Macron nel 2017, diventa così il quarto primo ministro in poco più di un anno, un evento senza precedenti nella quinta repubblica, nota per la sua stabilità politica, ma entrata in una crisi senza precedenti dopo lo scioglimento dell’assemblea nazionale nel giugno 2024.

Macron ha incaricato Lecornu “di consultare le forze politiche presenti in parlamento per ottenere l’approvazione di una legge di bilancio e finalizzare gli accordi indispensabili per le decisioni importanti dei prossimi mesi”, ha annunciato l’Eliseo.

Il passaggio di consegne con François Bayrou, costretto a dimettersi dopo essere stato sfiduciato dall’assemblea nazionale l’8 settembre, è previsto il 10 settembre a mezzogiorno.

Prima della votazione Bayrou aveva ribadito la necessità urgente di risanare il bilancio dello stato, sostenendo che la crisi del debito mette a rischio “il futuro stesso della Francia”.

“Disprezzo del parlamento”

Il Rassemblement national (Rn, estrema destra) e La France insoumise (Lfi, sinistra radicale) hanno denunciato la nomina di un altro primo ministro vicino a Macron, promettendo di continuare a ricorrere alla sfiducia in assenza di una svolta politica.

“Il presidente si sta giocando l’ultima carta del macronismo”, ha ironizzato sul social network X Marine Le Pen, storica leader dell’estrema destra, che chiedeva invece lo scioglimento dell’assemblea nazionale.

Jean-Luc Mélenchon, leader di Lfi, ha denunciato “una triste commedia di disprezzo del parlamento”, tornando a chiedere “le dimissioni di Macron”.

I socialisti, possibili interlocutori per un accordo di non sfiducia al governo, unica via percorribile per avere un minimo di stabilità, hanno accusato Macron di essersi assunto “il rischio della rabbia sociale e del blocco istituzionale”.

Spetterà ora a Lecornu risolvere il rompicapo di un’assemblea nazionale più frammentata che mai, seguendo la richiesta del presidente di “lavorare con i socialisti” per “ampliare” le basi della fragile coalizione con Les Republicains (Lr, centrodestra).

Duecento arresti

Intanto, il 10 settembre è in corso la mobilitazione antigovernativa “Blocchiamo tutto”, nata sui social network e rilanciata dalla sinistra radicale.

In mattinata sono stati segnalati alcuni disagi nei trasporti pubblici a Parigi.

Il ministro dell’interno Bruno Retailleau ha affermato durante una conferenza stampa, intorno alle 10, che “le forze di sicurezza hanno arrestato circa duecento persone in tutto il paese”, di cui la maggior parte nella regione della capitale.