Il primo ministro socialista spagnolo Pedro Sánchez ha escluso l’idea di “gettare la spugna” e ha confermato che rimarrà al potere nonostante gli scandali di corruzione che hanno colpito il suo partito.
In un discorso formale ai parlamentari, Sánchez, che sta affrontando la crisi più grave da quando è salito al potere nel 2018, ha dichiarato di aver “considerato” le dimissioni e le elezioni anticipate in seguito alle rivelazioni che hanno portato alla custodia cautelare dell’ex numero tre del Partito socialista, Santos Cerdán.
“Dopo aver riflettuto e ascoltato molte persone, ho capito che gettare la spugna non era un’opzione”, ha dichiarato. Sánchez ha annunciato inoltre il lancio di un “piano anticorruzione” elaborato in collaborazione con l’Ocse.
Tra le misure elencate dal capo del governo durante un discorso ufficiale ai parlamentari ci sono l’istituzione di un‘“agenzia indipendente per l’integrità pubblica”, l’uso dell’intelligenza artificiale per individuare “segnali di frode” negli appalti pubblici, controlli patrimoniali casuali sugli alti funzionari e il rafforzamento delle misure di protezione di chi denuncia gli abusi.
Il leader del principale partito di opposizione spagnolo ha respinto le argomentazioni del primo ministro, paragonando il partito socialista a “un’organizzazione criminale”.
“In tutti questi anni si sono comportati come un’organizzazione criminale”, ha dichiarato Alberto Núñez Feijoó in parlamento, pochi istanti dopo il discorso del primo ministro.