Il governo di Hong Kong ha dichiarato che ha in cantiere una legge per riconoscere una serie di diritti alle coppie di persone dello stesso sesso i cui matrimoni sono stati registrati all’estero, nel tentativo di conformarsi a una sentenza della corte suprema.
La corte aveva infatti definito all’unanimità il matrimonio come “limitato alle coppie di sesso opposto” nel settembre 2023. Ma la stessa sentenza aveva anche chiesto al governo di creare entro due anni un “quadro legale alternativo” per riconoscere i diritti delle coppie dello stesso sesso.
In un documento politico pubblicato il 2 luglio, il governo di Hong Kong ha scritto che “prevede una legislazione che consentirà alle coppie dello stesso sesso di richiedere la registrazione della loro unione”.
La proposta si limita ai diritti relativi all’assistenza sanitaria, come le visite in ospedale, le decisioni mediche, la condivisione di informazioni mediche e la donazione di organi e ai diritti relativi al corpo di una persona deceduta.
Per poterne beneficiare, le coppie adulte devono essersi sposate legalmente all’estero e almeno uno dei due deve essere residente a Hong Kong.
“Ci sono opinioni diverse nella società riguardo al riconoscimento legale delle relazioni tra coppie dello stesso sesso”, ha aggiunto il governo. “Dobbiamo prendere decisioni attente e… trovare un equilibrio, per evitare di provocare fratture sociali e compromettere l’armonia”, ha concluso.
La sentenza della corte suprema del 2023 è stata emessa in risposta a un ricorso presentato dall’attivista per i diritti della comunità lgbtq+, Jimmy Sham.
Dopo l’annuncio del governo di una nuova legge, Sham ha affermato che limitare la possibilità di un’unione civile o di un matrimonio per le coppie dello stesso sesso, che hanno già registrato all’estero la loro unione, non è “conforme al principio di uguaglianza”.
L’attivista ha detto di non capire come il governo si sia limitato a due categorie di diritti e ha sostenuto la necessità d’includerne altri, come quelli relativi alle polizze assicurative e alla proprietà privata, che a suo dire non costerebbero ai contribuenti.
“Spero che ci siano audizioni pubbliche per accogliere voci diverse, per dimostrare che Hong Kong è in realtà molto diversificata”, ha aggiunto. Il documento del governo di Honk Kong non menziona i diritti relativi alla casa, all’eredità o alle tasse.
Più di trenta paesi in tutto il mondo hanno legalizzato il matrimonio egualitario, da quando i Paesi Bassi sono stati i primi a farlo nel 2001. La Cina non è tra questi, né si è dotata di leggi specifiche che vietino la discriminazione delle persone lgbtq+.