A forza di parlare del ruolo dei droni nei combattimenti in Ucraina, spesso dimentichiamo che la guerra è fatta anche e soprattutto dagli uomini. Come a Pokrovsk, nell’est dell’Ucraina, dove l’esercito russo attacca e dove si combatte furiosamente per conquistare una strada, un palazzo, un isolato.
Mosca ha cantato vittoria in anticipo, probabilmente per demoralizzare l’esercito ucraino, consapevole di essere in difficoltà. L’avanguardia russa è effettivamente riuscita a penetrare in città. Attraverso operazioni di sabotaggio e attacchi mirati, piccoli gruppi di soldati cercano di seminare il panico tra i 5.500 ucraini che la difendono.
Per contenere l’avanzata russa, l’esercito di Kiev ha inviato rinforzi, comprese le forze speciali. Il 3 novembre ha rivendicato alcuni successi, con la riconquista di tre villaggi a nord di Pokrovsk. I droni hanno un ruolo importante, soprattutto per rifornire gli elementi avanzati di ciascun esercito. Ma si tratta di un combattimento urbano, quindi fatto soprattutto da esseri umani.
AscoltaGuerra Cos’è e perché non vogliamo che si ripeta. Un podcast di Internazionale con Davide Maria De Luca.
Pokrovsk è nella regione di Donetsk, una delle province ucraine annesse da Mosca poco dopo l’invasione del 2022, prima ancora di averne il controllo effettivo. Oggi Vladimir Putin vuole imporre sul campo un dominio che ha annunciato da tempo ma che per tre anni non è riuscito a realizzare davvero.
La città è un punto di passaggio strategico, dunque se cadesse in mani russe permetterebbe a Mosca di avanzare più rapidamente di quanto ha fatto negli ultimi mesi. Nel frattempo sono in corso altre offensive in vari punti della lunga linea del fronte (più di mille chilometri) che separa gli invasori russi e i difensori ucraini.
L’obiettivo di entrambi gli eserciti è quello di conquistare quanto più territorio possibile prima dell’avvio di una trattativa per ottenere un cessate il fuoco. La posizione massimalista di Putin, la stessa che il mese scorso ha fatto fallire il tentativo di un incontro con Donald Trump, è che l’Ucraina deve cedere per intero la regione di Donetsk. Kiev, invece, è disponibile a negoziare sulla base delle linee del fronte attuali.
La posta in gioco
Fino a quando Putin penserà di poter vincere la guerra militarmente, non si fermerà. Le sue truppe, però, avanzano troppo lentamente per cambiare davvero lo stato delle cose. La situazione sarebbe diversa se i russi riuscissero a sfondare le difese ucraine, per esempio a Pokrovsk.
La posta in gioco, in ogni caso, è ancora più grande. Uno studio pubblicato il 4 novembre dall’Istituto francese di relazioni internazionali (Ifri), associato ad altri centri studi europei, ha valutato l’impatto della guerra in Ucraina sulle strategie di difesa europee, concludendo che “la Russia costituisce una minaccia duratura, motivata dalle intenzioni ostili e dalle divergenze sull’architettura di sicurezza europea”.
Nella sua introduzione, il direttore dell’Ifri Thomas Gomart scrive che attraverso l’Ucraina “il regime russo impone all’Europa un confronto che durerà nel tempo, a prescindere dall’esito dei combattimenti sul campo”.
Da questo punto di vista, a Pokrovsk è in corso non solo un episodio di un conflitto lontano, ma un test che riguarda la sicurezza di tutto il continente europeo, quindi anche la nostra.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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