Nascita di una dittatura è il nuovo numero di Internazionale storia e racconta l’arrivo al potere del fascismo attraverso la stampa internazionale dell’epoca con cronache, reportage, analisi e commenti, corredati da foto e illustrazioni di quegli anni. Si può comprare in edicola, in libreria, sul sito di Internazionale, su Amazon, Ibs, Feltrinelli, Hoepli oppure in digitale sull’app di Internazionale.

Il 28 ottobre 1922 migliaia di militanti fascisti partivano da tutta Italia alla volta di Roma in quello che sarebbe stato il primo atto di una brutale dittatura ventennale, culminata nella guerra d’Etiopia, nell’ignominia delle leggi razziali e nella tragedia della seconda guerra mondiale. Negli ultimi anni si è tornato a parlare diffusamente di fascismo, in Italia e non solo, sulla scia del successo di formazioni della destra populista che non nascondono una certa simpatia per i regimi autoritari dell’Europa tra le due guerre. Tuttavia già cent’anni fa, nel vivo degli eventi, l’esperimento politico di Mussolini fu seguito con curiosità e attenzione dalla stampa internazionale.

Nella grande mole di articoli che furono pubblicati si trova di tutto: dalle critiche dei giornali socialisti, che avevano subito compreso, anche per esperienza diretta, la natura violenta del movimento, alle analisi dei liberali, per i quali era chiaro che il fascismo segnava una rottura netta con la democrazia e il parlamentarismo.

Una simpatia su cui riflettere
Ma ci sono anche molti contenuti apologetici, basati su un’interpretazione retorica e roboante della storia italiana oppure alimentati dagli stereotipi sul carattere nazionale, sempre pronto ad affidarsi all’uomo forte di turno. Non mancano nemmeno le letture apertamente reazionarie, che salutano nel successo di Mussolini l’inizio della fine dell’agonizzante parlamentarismo. Molte delle analisi più benevole arrivano da paesi di solida tradizione democratica, come Stati Uniti e Regno Unito. Alla luce degli eventi, e considerato che già nel 1922 agli osservatori attenti il vero volto del fascismo era ben chiaro, il tono di parte della stampa angloamericana deve farci riflettere. Le ragioni di questa simpatia sono diverse.

Nel Regno Unito, per esempio, se le élite imperiali vedevano in Mussolini prima che un dittatore un baluardo anticomunista e una garanzia di stabilità, i giovani erano attratti principalmente “dal volto modernistico che il fascismo presentava agli osservatori stranieri”, scrive Tony Judt in Novecento (Laterza 2012). “In Italia, soprattutto, [il fascismo] non fu tanto una dottrina”, continua Judt, “quanto uno stile politico. Era giovane: ambizioso, energico, a favore del cambiamento, dell’azione e dell’innovazione. Per un numero sorprendente di ammiratori, il fascismo fu in breve tutto ciò di cui sentivano la mancanza nella piccola, vecchia, nostalgica e grigia Inghilterra”.

Com’è noto, nel giro di pochi anni questo atteggiamento sarebbe radicalmente cambiato. E l’efferatezza del regime sarebbe apparsa in tutta la sua evidenza anche ai precoci estimatori di Mussolini.

Se la lettura di queste pagine può quindi dare un’indicazione sull’interpretazione del presente, è che la difesa del pluralismo e della libertà passa anche per la capacità di individuare i segnali di possibili tendenze autoritarie nelle novità politiche che l’attualità ci offre e per una difesa intransigente dei princìpi e dei meccanismi della democrazia.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it