Durante una conferenza stampa organizzata a Vienna il 16 marzo, il primo ministro bulgaro Bojko Borisov ha fatto un’affermazione senza nessun fondamento. “In Bulgaria”, ha detto, “la libertà di stampa gode di ottima salute, molto più che in altri paesi”. In realtà tra i 27 paesi dell’Unione europea, lo stato balcanico è all’ultimo posto nell’Indice della libertà di stampa compilato dall’ong Reporter senza frontiere, e dal 2018 langue alla posizione numero 111 su 180 paesi del mondo.

Alla vigilia delle elezioni legislative del 4 aprile, le organizzazioni che difendono la libertà di stampa stanno cercando di convincere i leader politici a occuparsi della questione. Ma i giornalisti dubitano che avranno successo. “Purtroppo i politici bulgari non amano parlare di argomenti seri o cercare soluzioni realistiche ai problemi”, spiega Ilija Valkov, che fa parte del comitato esecutivo dell’Associazione giornalisti europei. Nel paese, aggiunge, è in atto un “preoccupante ritorno alla stampa di partito”, come ai tempi del regime comunista: sono sempre più numerosi i canali tv finanziati direttamente dai partiti e i giornali legati a interessi politici. “In questa situazione non ci sono grandi speranze di cambiamento, anche se il tema del pluralismo dell’informazione è presente, in modo più o meno generico, nei programmi di tutte le forze politiche”, spiega Valkov.

Le élite bulgare sono da tempo sospettate di corruzione e legami con gli oligarchi. Molti, inoltre, denunciano la mancanza di trasparenza sui veri proprietari delle testate più famose del paese. Negli ultimi anni i mezzi d’informazione sono stati acriticamente vicini al governo.

Reporter senza frontiere ha definito “preoccupante” lo stato dell’informazione in Bulgaria e ha rivolto dieci raccomandazioni ai partiti per cambiare le cose. Pavol Szalai, responsabile dell’ong per l’Unione europea e i Balcani, ha detto che le imminenti elezioni rappresentano “un’opportunità per agire, per i partiti e per gli elettori che hanno a cuore la libertà e la qualità dell’informazione”, perché nel paese “i mezzi d’informazione indipendenti rischiano seriamente di sparire”.

Secondo Valkov, tuttavia, l’unico partito a occuparsi seriamente della questione è Bulgaria democratica, all’opposizione, che chiede un programma per insegnare ai cittadini come usare i mezzi d’informazione e propone di impiegare i fondi europei per lottare contro la disinformazione e sostenere il pluralismo. Al contrario il programma del partito di governo, Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria (Gerb, guidato da Borisov), fa solo un rapido accenno alla lotta contro la disinformazione e le notizie false.

Il Partito socialista bulgaro (principale forza d’opposizione, su posizioni populiste e socialmente conservatrici) propone di affrontare la “crisi dei media” senza però dare ulteriori spiegazioni, mentre il neo­nato Itn, guidato dal cantante e presentatore tv Slavi Trifonov, chiede l’istituzione di una commissione parlamentare per monitorare le violazioni della libertà di stampa. In realtà questa commissione esiste già. Altri partiti fanno genericamente appello alla trasparenza dell’informazione e solo il Movimento nazionale bulgaro, di estrema destra, non cita il problema nel suo programma.

Da sapere
Le elezioni e il governo

◆ In Bulgaria il 4 aprile 2021 si vota per rinnovare i 240 seggi del parlamento unicamerale di Sofia. Negli ultimi quattro anni il paese è stato guidato da una coalizione tra il partito Gerb, del premier Bojko Borisov, e l’alleanza nazionalista Patrioti uniti, che comprende il Movimento nazionale bulgaro e il Fronte nazionale per la salvezza della Bulgaria. Da luglio 2020 a Sofia e in altre città del paese sono in corso proteste contro Borisov, al potere quasi ininterrottamente dal 2009. I manifestanti lo accusano di corruzione e di aver stabilito un regime nepotistico e autoritario. Borisov rifiuta di dimettersi, affermando che non ci sono alternative al suo governo. Secondo gli ultimi sondaggi, il Gerb è in testa con il 28,5 per cento delle intenzioni di voto, seguito dal Partito socialista bulgaro (23,5 per cento), da Itn, la formazione del cantante e presentatore tv Slavi Trifonov (13,3 per cento), e dal Movimento per i diritti e le libertà, una forza moderata vicina alla minoranza turca (12,5 per cento). Gli altri partiti hanno percentuali molto più basse. Visegrad Insight, Alpha Research


Considerate la crisi con cui il paese deve fare i conti e la possibilità che la coalizione di governo esca fortemente indebolita dal voto, è difficile che la libertà di stampa diventi una priorità per il prossimo parlamento. “Di fronte alla pandemia, ai problemi economici e alla limitata speranza di vita del futuro parlamento, il tema non sarà la preoccupazione principale dei cittadini”, dice Valkov.

L’ossigeno della democrazia

Eppure la situazione è molto grave, come dimostra una serie d’incidenti avvenuti nel 2020. A marzo dello scorso anno il giornalista investigativo Slavi Angelov, direttore del settimanale 168 Časa (168 ore) è stato picchiato da uomini a volto coperto nel centro di Sofia. A maggio il reporter Dimiter Petzov è stato arrestato e incriminato per possesso di droga. Petzov ha accusato le autorità di volerlo intimidire per i suoi articoli sulla corruzione. Nelle scorse settimane i pubblici ministeri hanno ritirato le accuse e hanno cominciato a indagare per capire se Petzov sia stato davvero incastrato.

A giugno, poi, un tribunale ha assolto l’editore Ivo Prokopiev, accusato di aver criticato il governo di Sofia. Secondo molti osservatori, il caso era stato montato per motivi politici. Due mesi più tardi due note giornaliste, Polina Paunova e Genka Šikerova, sono state aggredite dagli agenti della sicurezza durante una conferenza stampa di Borisov. E a settembre il giornalista freelance Dimiter Kenarov è stato arrestato e picchiato dalla polizia durante le proteste di piazza contro il governo.

Il caso più recente ha coinvolto Desislava Panajotova, una giornalista della città di Dupnitsa, la cui auto è stata danneggiata in due occasioni. Panajotova si stava occupando della scomparsa di un uomo. Dopo le intimidazioni ha abbandonato le indagini. Questi casi sottolineano l’urgente necessità di affrontare la situazione. “Si dice che l’informazione sia l’ossigeno della democrazia”, commenta Valkov. “Per questo la libertà e il pluralismo dei mezzi d’informazione, le pressioni fatte ai giornalisti, la qualità dei contenuti, l’etica e gli standard professionali del mestiere dovrebbero essere temi centrali nella campagna elettorale”. ◆ ff

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Questo articolo è uscito sul numero 1403 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati