Ora che il clima sui mercati finanziari è cambiato, molti cominciano a chiedersi da dove arriveranno i veri problemi. Forse c’è stato troppo entusiasmo sui titoli legati all’intelligenza artificiale, che hanno spinto le borse, e Wall street in particolare, a nuovi record. Ma ci sono altre fragilità più preoccupanti. Il mercato delle criptovalute è in subbuglio: nelle ultime sei settimane sono spariti mille miliardi di capitalizzazione, il bitcoin è sceso del 28 per cento. E questo mentre l’amministrazione Trump sta facendo di tutto per sostenere un settore generoso verso le aziende di famiglia del presidente. Il mondo cripto ormai è legato alla finanza tradizionale: se collassa, può travolgere molto. Il problema è che non sappiamo più com’è fatto il sistema finanziario globale: le regole invasive sulle banche decise dopo la crisi del 2008 hanno favorito la nascita di un settore creditizio privato, dove intermediari non bancari finanziano imprese usando spesso i risparmi delle pensioni. Il credito privato oggi vale duemila miliardi di dollari, due terzi dei quali negli Stati Uniti. È un volume otto volte superiore a quello di prima del 2008. E nessuno sa quant’è rischioso, visto che si regge su strumenti finanziari opachi. L’ultima crisi finanziaria ha creato le condizioni per l’ascesa del populismo e delle nuove destre. E la prossima? ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1641 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati





