La battaglia della Casa Bianca contro le università di élite come la Columbia e Harvard ha monopolizzato l’attenzione mediatica, oscurando l’assalto più ampio e significativo lanciato dall’amministrazione Trump e da molti governi statali alla scuola pubblica. Le conseguenze potrebbero essere disastrose.

Nel nostro libro del 2024, How govern­ment built America, analizziamo la storia dell’istruzione pubblica, che non solo ha creato una forza lavoro istruita, ma ha anche diffuso valori fondamentali come libertà, uguaglianza, giustizia e difesa del bene comune.

I nemici della scuola pubblica usano spesso l’espressione dispregiativa “scuole del governo”, per associarla all’idea di un’ingerenza eccessiva dello stato nella vita dei cittadini. Tuttavia il governo è da sempre un alleato cruciale anche del settore privato nel rafforzare i valori politici fondamentali. L’istruzione è un esempio di ciò che gli economisti definiscono “bene pubblico”, perché non porta benefici solo agli studenti, ma all’intera nazione.

Horace Mann, considerato da molti il padre della scuola pubblica statunitense, sosteneva che un’istruzione pubblica universale avrebbe rafforzato le istituzioni, fatto crescere l’economia e scongiurato i disordini sociali. Dall’analisi delle sue teorie si possono trarre due lezioni. La prima è che gli investimenti nell’istruzione pubblica degli ultimi centocinquant’anni hanno creato una forza lavoro istruita che ha favorito l’innovazione e una prosperità senza paragoni. La seconda è che i princìpi democratici e repubblicani che hanno ispirato la concezione di Mann hanno influenzato le opinioni di molti americani sulla scuola. L’obiettivo di Mann era una “cittadinanza repubblicana virtuosa”, ovvero educata alla “responsabilità civica, alla partecipazione democratica e al bene comune”. Per Mann nulla era più importante della “formazione adeguata delle generazioni future”.

Oggi i buoni risultati ottenuti nel tempo dalla scuola pubblica sono a rischio.

Personale dimezzato

Il secondo mandato di Trump ha dato nuovo slancio agli sforzi fatti dai repubblicani negli ultimi 75 anni per stabilire ciò che viene insegnato nelle scuole pubbliche e per sostituirle con quelle private. In particolare, il presidente ha cominciato a smantellare il dipartimento dell’istruzione, trasferendo diverse prerogative alle amministrazioni statali.

Tra le altre cose, il dipartimento si occupa di distribuire i fondi federali alle scuole pubbliche, difendere i diritti civili degli studenti e sostenere la ricerca di alta qualità. Inoltre ha gestito più di mille miliardi di dollari in prestiti studenteschi, una funzione che l’amministrazione ha assegnato alla Small business administration, che non ha nessuna esperienza nel settore dei prestiti.

L’ordine esecutivo firmato a marzo da Trump ha dimezzato il personale del dipartimento, imponendo tagli sostanziali all’ufficio che difende gli studenti dalle discriminazioni.

Finora i tentativi del presidente di ridurre i fondi per l’istruzione sono stati ostacolati dal congresso e dall’opinione pubblica, ma attualmente è in esame una nuova proposta di tagli. L’amministrazione sta anche intervenendo su quello che può e non può essere insegnato nelle scuole pubbliche. Per esempio minaccia di togliere risorse ai distretti scolastici che riconoscono le identità transgender o prevedono lezioni sul razzismo strutturale o i privilegi dei bianchi. Allo stesso tempo vuole promuovere un’istruzione “patriottica” che presenta la fondazione degli Stati Uniti come “unificante, ispirante e nobilitante”.

Trump e i governi statali destinano sempre più fondi alle scuole private primarie e secondarie. Con la legge di bilancio approvata dal congresso a luglio, se i contribuenti fanno una donazione a enti che finanziano borse di studio per scuole private ricevono in cambio un credito d’imposta. Il credito, che a differenza di una donazione riduce non il reddito su cui si calcolano le tasse ma direttamente le tasse da pagare, è di 1.700 dollari per una singola persona e il doppio per le coppie sposate.

Oggi 33 stati usano risorse pubbliche per finanziare le scuole private attraverso voucher, crediti d’imposta o altre forme di assistenza ai genitori.

Le stesse opportunità

Tutto questo rende più difficile per le scuole fornire un’istruzione di qualità. In Arizona molte stanno chiudendo perché lo stato dirotta risorse verso le charter school (istituti pubblici ma con più autonomia), l’istruzione parentale e i buoni scolastici. Questo perché le scuole pubbliche sono finanziate in base al numero di iscritti: più alunni passano alle scuole private, più diminuiscono i soldi per coprire gli stipendi degli insegnanti e i costi fissi, come la manutenzione degli edifici.

Ma promuovere le scuole private va oltre la questione economica. Vuol dire abbandonare il principio di un’istruzione universale e non confessionale. Così sarà più difficile costruire e mantenere la “cittadinanza virtuosa” di cui parlava Mann.

L’economia di mercato tipica degli Stati Uniti, in cui le persone sono libere di contrattare tra loro con un’interferenza minima del governo, è stata importante per creare prosperità e opportunità. Tuttavia affidarsi ai privati per istruire i giovani significa impedire a tutti i bambini e alle bambine di avere le stesse opportunità di imparare e affermarsi. La conseguenza, inevitabilmente, è un paese meno prospero e più diviso. ◆ as

Sidney Shapiro e Joseph P. Tomain insegnano legge, rispettivamente alla Wake Forest university e all’università di Cincinnati, negli Stati Uniti.

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Questo articolo è uscito sul numero 1631 di Internazionale, a pagina 44. Compra questo numero | Abbonati