I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana Salvatore Aloïse collaboratore del canale televisivo francotedesco Arte.
“Il campanello suona alle due di notte. Le due e tredici, per essere precisi”. L’incipit è lo scenario più atroce per dei genitori: la scampanellata dei carabinieri in piena notte con l’annuncio della morte di un figlio. Carlo Lucarelli definisce Almeno tu come “il più cattivo” dei suoi romanzi. Ma anche “molto intimo”, aggiungendo, “quel padre potrei essere io”. La scrittura è, come al solito, asciutta, essenziale: il racconto, senza sconti, di una deriva. Dopo quella notte, la vita normale, piatta di Vittorio e Paola, genitori di Elisa, loro unica figlia adolescente, si frantuma. Vittorio si tramuta in giustiziere. Ne viene fuori un thriller che potrebbe essere il resoconto di un “ordinario” caso di cronaca nera. La vendetta di un uomo qualunque si spinge su un terreno minato, quello dell’adolescenza. Chi può dire di sapere davvero cosa combinano i figli dietro le loro porte chiuse? Due universi che coabitano e si sfiorano, ma non s’incontrano. Almeno tu scandaglia la vita di questi giovani, le loro fragilità, l’influenza dei social su di loro, troppo spesso schiavi di stereotipi e comportamenti superficiali. Ma fa anche riflettere su fatti irrilevanti per noi adulti che per loro possono essere devastanti. Una storia nera che aiuta a confrontarsi con sentimenti oscuri e silenzi pesanti. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1620 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati