I l movimento Make America great again (Maga) si è sempre occupato di produzione industriale. Donald Trump sostiene di voler riportare queste attività nel midwest perché molti dei precari più disponibili ad ascoltare il suo messaggio sono ex operai delle vecchie città industriali della regione. Nei giorni scorsi, però, il presidente ha cominciato a parlare di dazi non sull’acciaio, ma sui film prodotti all’estero. Ora vuole “rendere Hollywood di nuovo grande”, spingendo le aziende a produrre più film negli Stati Uniti. A prima vista l’idea che il cinema abbia bisogno di essere protetto sembra assurda. Gli Stati Uniti sono il primo esportatore al mondo nel settore. I film sono una parte importante del loro soft power. Per questo l’idea di proteggere Hollywood con i dazi ha suscitato il consueto scetticismo dei progressisti e di molti conservatori.

Si sbagliano. Come molte idee di Trump, questa può essere sbagliata dal punto di vista economico, ma è intelligente da quello politico. Hollywood è una città piena di sindacati vicina alla contea di Orange, un focolaio del movimento Maga. Proprio come gli operai siderurgici della Pennsylvania sono stati precarizzati dalla sovrapproduzione cinese, Hollywood è preoccupata non solo per la concorrenza straniera a basso costo, che da anni le sottrae produzioni, ma anche per le tecnologie come l’intelligenza artificiale, che sono destinate a cambiare tutta l’industria cinematografica. Per approfittare della situazione Trump offre la sua ricetta: una soluzione che non funzionerà dal punto di vista economico (i dazi sarebbero indolori per l’estero e danneggerebbero Los Angeles), ma che darà la sensazione che qualcuno si sta occupando di queste persone. Da vero artista della truffa, ha colto il succo della questione: chi lavora nella produzione di contenuti, nei mezzi di comunicazione e nella programmazione informatica è l’epicentro di una nuova classe precaria di lavoratori dei servizi.

Come molte idee del presidente statunitense, quella d’imporre dazi ai film realizzati fuori dal paese può essere sbagliata dal punto di vista economico, ma è intelligente da quello politico

Queste persone hanno maggiori probabilità di essere attirate dall’estrema destra. Come dimostra una serie di ricerche universitarie, mentre la povertà può far diminuire il sostegno al populismo di estrema destra, gli elettori della classe media preoccupati per il futuro tendono a essere attratti dalle sue false promesse. Trump non è l’unico a parlare dei posti di lavoro a Hollywood. Il governatore della California, Gavin Newsom, ha proposto di aumentare i crediti per l’industria, per cercare di far tornare al lavoro la manodopera del cinema: operatori di macchina, elettricisti, truccatori e altre figure soppiantate da stranieri quando la produzione si è spostata dove i costi sono più bassi.

Anche questi posti di lavoro però sono vulnerabili: grazie ad apparecchiature digitali migliori non servono molte persone che vanno da una parte all’altra armate di cinepresa. Inoltre l’intelligenza artificiale mette a rischio anche i lavori che si trovano sui gradini più alti della scala gerarchica della creatività. Questo aspetto è stato al centro delle battaglie sindacali condotte nel 2023 da sceneggiatori e attori di Hollywood. Il punto non erano tanto i salari, quanto il modo in cui i beni immateriali e la proprietà intellettuale, come le idee per le storie o le immagini digitali, sono usati dalle aziende e come viene condivisa la ricchezza che ne deriva. Le attività immateriali – soft­ware, brevetti, dati e altre proprietà intellettuali – rappresentano circa l’80 per cento del valore nei bilanci delle grandi aziende. È una cosa sensata, se si considera che viviamo in un’economia dei servizi dipendente dai dati digitali.

La percentuale di ricchezza che deriva dalla proprietà intellettuale potrà solo crescere. Holly­wood dipende dai beni immateriali più di altri settori. Molti attori hanno cominciato a lavorare nel cinema e si sono iscritti al sindacato (ottenendo l’assistenza sanitaria) grazie a periodi in cui hanno fatto le comparse. Le immagini digitali però stanno eliminando buona parte di queste figure professionali. Gli sceneggiatori sono sostituiti da ChatGpt. I mezzi di comunicazione sono tra le realtà più a rischio, ma settori come quello giuridico o sanitario non sono poi così lontani. Ci saranno molti posti oltre a Holly­wood in cui Trump potrà coltivare una base di consenso più ampia promettendo di tenere lontani gli stranieri e l’automazione.

Così, mentre i democratici aderiscono sempre più a un programma incentrato sulle politiche neoliberiste degli anni novanta, consolidando l’immagine di partito dei privilegiati, Trump sta coltivando un nuovo gruppo di lavoratori preoccupati, quelli nel settore dei servizi. È una cosa intelligente. E problematica. Mentre la parte del movimento Maga interessata al settore manifatturiero si rivolge a un bacino ristretto di lavoratori manuali in un paio di stati in bilico, il settore dei servizi rappresenta il 79 per cento della forza lavoro statunitense. Precari che hanno bisogno della politica. ◆ gim

Questo articolo è uscito sul Finacial Times. © The Financial Times Limited 2025. All Rights Reserved. Il Financial Times non è responsabile dell’accuratezza e della qualità di questa traduzione.

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Questo articolo è uscito sul numero 1614 di Internazionale, a pagina 40. Compra questo numero | Abbonati