L’8 aprile un’eclissi solare totale attraverserà diagonalmente tutto il Nordamerica, dalla costa messicana del Pacifico all’isola di Terranova, in Canada. La Luna sarà alla giusta distanza dalla Terra per apparire grande quanto il Sole e oscurarlo completamente. La copertura durerà da un minimo di trenta secondi a un massimo di quattro minuti e 20 secondi, nella cittadina messicana di Mazatlán. L’eclissi totale è di grande interesse per gli astronomi, in particolare per lo studio della corona solare, la parte più esterna e più calda dell’atmosfera della stella, scrive New Scientist. Dalle immagini catturate con filtri e telecamere si possono calcolare le temperature delle particelle solari. Il progetto Citizen Cate 2024, che coinvolge 35 squadre di cittadini scienziati, prevede di usare telescopi identici lungo il percorso dell’eclissi per scattare immagini con cui realizzare un film di un’ora ad alta risoluzione.
Occhi puntati sull’eclissi
La corsa dei muoni
Il Large hadron collider (Lhc) del Cern, un anello di 27 chilometri tra Francia e Svizzera che permette di far collidere fasci di protoni ad alta energia, è lo strumento più potente a disposizione dei ricercatori per studiare il comportamento delle particelle subatomiche. Nel 2012 ha portato alla scoperta del bosone di Higgs, ma la speranza che potesse far luce su altre questioni irrisolte, come l’esistenza della materia oscura, è rimasta finora delusa. Per questo il Cern ha in programma di costruire un acceleratore ancora più potente, con una circonferenza di quasi cento chilometri, che però non sarà pronto prima del 2070. Intanto negli Stati Uniti si sta valutando una soluzione alternativa: un acceleratore di muoni, particelle cariche con una massa molto inferiore a quella dei protoni. Un piano per lo sviluppo di questa idea era stato abbandonato nel 2016, ma a dicembre una commissione federale ha deciso la ripresa degli studi. Un acceleratore di muoni avrebbe dimensioni e consumi di energia molto minori rispetto all’Lhc, ma porrebbe grandi sfide tecnologiche, come la creazione di campi magnetici estremamente potenti per contenere i fasci di particelle. ◆
I cani capiscono
I cani sono in grado di capire che alcune parole si riferiscono a degli oggetti in modo simile agli esseri umani. Uno studio pubblicato su Current Biology sull’attività cerebrale di diciotto cani ha dimostrato che il ricordo di un oggetto si attivava quando ne era pronunciato il nome. Gli autori della ricerca vogliono ora indagare se questa capacità è specifica dei cani o se è presente anche in altri mammiferi.
Gli alberi sono davvero altruisti?
L’idea che gli alberi di una foresta possano comunicare tra loro tramite le micorrize, le reti simbiotiche tra le loro radici e i funghi sotterranei, usandole per aiutarsi a vicenda, ha avuto molto risalto negli ultimi anni. Ma alcuni ricercatori non sono ancora convinti della validità di questa ipotesi, scrive Nature, perché le prove scientifiche non sarebbero sufficienti. L’idea ha comunque ravvivato il dibattito sui funghi sotterranei, uno degli elementi più trascurati degli ecosistemi forestali (nella foto, la foresta amazzonica in Brasile).
Cambiare aria per legge
Secondo un articolo pubblicato su Science si dovrebbe rendere obbligatorio in tutti gli edifici pubblici il controllo della qualità dell’aria. Nelle società industrializzate le persone trascorrono il 90 per cento del tempo al chiuso, ma la maggior parte dei paesi non ha standard di qualità e soglie per gli inquinanti. Non viene neanche rilevata la presenza di agenti patogeni. Imporre il rispetto di requisiti minimi della qualità dell’aria negli edifici pubblici potrebbe migliorare la situazione.
Astronomia Il pianeta lhs 3844b (nell’immagine) potrebbe avere una faccia perennemente illuminata e l’altra sempre al buio. Questa condizione potrebbe essere comune tra gli esopianeti che orbitano molto vicino alla loro stella, ma il caso di lhs 3844b è il primo in cui è stata provata in modo convincente. Lo studio è uscito su The Astrophysical Journal.
Tecnologia. Due studi pubblicati su Nature propongono soluzioni ai problemi che limitano lo sviluppo dei computer quantistici. Uno ha messo a punto un protocollo per ridurre il numero di qubit necessari alla correzione degli errori, che potrebbe permettere di costruire macchine più piccole. L’altro ha sviluppato un processore che funziona a temperature di poco superiori a un grado kelvin, una temperatura bassissima ma comunque superiore a quelle attuali.
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