Le elezioni amministrative turche del 31 marzo sono un punto di svolta per tre motivi. Il primo è che il presidente della repubblica e leader del Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp, conservatore e islamista) Recep Tayyip Erdoğan ha subìto una sconfitta che non si aspettava. Per usare l’espressione da lui usata durante il tradizionale discorso dal balcone, affiancato solo dalla moglie, è un punto di rottura per il potere dell’Akp al suo ventunesimo anno di governo. Possiamo dire che è cominciata la discesa.

In secondo luogo Erdoğan si trova ora a dover fronteggiare due forti avversari che potrebbero batterlo nella prossima corsa per la presidenza del paese. Ekrem Imamoğlu a Istanbul e Mansur Yavaș ad Ankara, entrambi del Partito popolare repubblicano (Chp, socialdemocratico e laico), sono diventati dei leader naturali nel panorama politico turco. Il terzo motivo è che il Chp, nel momento in cui sembrava più debole, dopo la disfatta alle presidenziali del 2023, ha ottenuto uno dei risultati migliori: Özgür Özel ha portato il partito sopra il 37 per cento. Con poco più del 35 per cento dei voti l’Akp di Erdoğan è diventato il secondo partito del paese.

Sono tre anche i motivi che spiegano questa svolta. La crisi economica è il principale. È vero che nel 2023 c’erano le stesse difficoltà, ma allora pensionati e lavoratori avevano ancora fiducia in Erdoğan. Le continue vuote promesse alla vigilia delle elezioni, e il paragone fatto da Erdoğan, che ha definito le pensioni un “pozzo senza fondo”, come se non fosse lui stesso a scavare il pozzo dell’inflazione, sono stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Erdoğan ha pagato il prezzo di tenere in scarsa considerazione pensionati e lavoratori.

Il secondo motivo è che dopo la disfatta del 2023 il Chp, con la nomina del nuovo leader Özgür Özel al posto di Kemal Kılıçdaroğlu, ha deciso di correre un rischio e puntare su una nuova concezione del movimento e un nuovo metodo di lavoro, e ha avuto successo. Con una squadra più giovane e il sostegno dell’organizzazione del partito è riuscito a battere Erdoğan. Gli elettori di Imamoğlu e Yavaș hanno contribuito in maniera fondamentale a questo risultato.

Infine c’è l’arroganza. Erdoğan ha scelto i candidati dell’Akp a Istanbul e ad Ankara basandosi sulla logica secondo cui l’allievo non deve superare il maestro. I nomi dovevano garantire che gli elettori votassero di fatto per Erdoğan. La decisione di non accordarsi né con il Nuovo partito della prosperità (Yrp) né con il Partito della grande unione (Bbp), entrambi d’ispirazione islamica, è stata un segnale di arroganza da parte del presidente. Il prezzo pagato è stato la perdita delle amministrazioni di importanti città. ◆ ga

I risultati
Fonte: Bbc

◆ I risultati del voto del 31 marzo 2024 mostrano che a Istanbul buona parte degli elettori curdi ha sostenuto il sindaco uscente Ekrem Imamoğlu, del Partito popolare repubblicano (Chp), anche se la forza di riferimento della comunità curda, il Partito dell’uguaglianza e della democrazia dei popoli (Dem), aveva invitato a votare per i propri candidati. È la dimostrazione che i curdi si sono compattati in un voto contro Erdoğan. Lo provano anche i dati di grandi città come Ankara, Mersin, Adana, Bursa dove si è registrato un calo dei voti per il Dem a beneficio dei candidati del Chp. “Gli elettori curdi hanno fatto sentire la propria voce e potranno dare un nuovo dinamismo alla lotta politica. I quattro anni fino alle prossime presidenziali offrono un’opportunità unica per fondare una base sociale che solo il Dem è in grado di rappresentare”, scrive il sito d’informazione turco Bianet.


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Questo articolo è uscito sul numero 1557 di Internazionale, a pagina 25. Compra questo numero | Abbonati