Il governo srilanchese del presidente Gotabaya Rajapaksa si è ritrovato in una posizione scomoda in vista della sessione del Consiglio per i diritti umani dell’Onu (Unhrc), che si è aperta il 22 febbraio e durerà fino al 19 marzo: non ha ancora stabilito le responsabilità dei presunti crimini di guerra contro i ribelli tamil commessi dall’esercito nell’ultima fase del conflitto, durato un quarto di secolo e finito nel 2009.

In un duro rapporto diffuso il 27 gennaio, l’alta commissaria dell’Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet ha invitato i 47 stati membri dell’Unhrc a imporre sanzioni mirate contro gli alti vertici militari dello Sri Lanka per violazioni dei diritti umani e crimini contro l’umanità. Bachelet ha anche lanciato un appello senza precedenti ai paesi membri, raccomandandogli di “segnalare” lo Sri Lanka alla Corte penale internazionale. Secondo l’Onu almeno 40mila civili della minoranza tamil furono uccisi negli ultimi mesi della guerra tra l’esercito regolare e l’Ltte, il gruppo di ribelli separatisti. “A quasi 12 anni dalla fine della guerra, le iniziative per stabilire le responsabilità e avviare una riconciliazione non hanno dato risultati, lasciando che l’impunità si radicasse e aumentando la sfiducia delle vittime nei confronti del sistema”, ha detto Bachelet.

Il rapporto di Bachelet, che alla fine della sessione dovrebbe portare a una risoluzione dell’Unhrc, è un duro colpo per Rajapaksa, ministro della difesa dal 2005 al 2015 (quando era presidente il fratello Mahinda), arrivato al governo con i voti della maggioranza buddista di etnia singalese nel 2019. Da allora le due principali minoranze del paese, i tamil (l’11 per cento della popolazione, per lo più indù) e i musulmani, sono ancora più discriminate. Bachelet ha invitato gli stati membri a valutare possibili sanzioni mirate contro il comandante dell’esercito Shavendra Silva e il ministro della difesa Kamal Gunaratne. Entrambi nel 2009 guidavano divisioni dell’esercito sospettate di gravi crimini.

Sostituzione culturale

Il governo dello Sri Lanka ha respinto il rapporto di Bachelet, giudicandolo politicamente motivato, mentre il principale partito tamil, l’Alleanza nazionale tamil (Tna), l’ha accolto con soddisfazione. M.A. Sumanthiran, parlamentare del Tna, spiega che il piano del governo per intimidire i tamil procede a pieno ritmo: “Nel nord del paese – a maggioranza tamil come la parte orientale – stanno mettendo statue buddiste nei luoghi di culto indù, spacciando l’operazione per ricerca archeologica. E anche la militarizzazione della regione è ai suoi massimi storici”.

Da sapere
Una lunga guerra civile

◆ La guerra civile tra l’esercito regolare dello Sri Lanka e i ribelli indipendentisti delle Tigri per la liberazione del Tamil Eelam (Ltte) è durata dal 1983 al 2009 e si è svolta principalmente nelle regioni settentrionale e orientale, a maggioranza tamil, controllate dall’Ltte. Nei primi mesi del 2009 l’esercito srilanchese, guidato dal generale Sarath Fonseka, lanciò un’offensiva conquistando buona parte di quei territori e costrinse i ribelli a ritirarsi nella giungla sulla costa portando con sé migliaia di civili. L’esercito attaccò l’Ltte con artiglieria e bombe, provocando la morte di molti civili. Il conflitto finì a metà maggio, con l’uccisione del leader delle Tigri tamil Velupillai Prabhakaran. Bbc


Con la scusa delle restrizioni per il covid-19, il governo sta bloccando le iniziative della società civile nelle zone tamil, ma il 10 febbraio partiti e associazioni hanno sfidato i divieti manifestando contro la crescente militarizzazione di quei territori e i tentativi dello stato di ripopolarli con cittadini buddisti.

Nel frattempo Rajapaksa, forse per mettersi al riparo dalle critiche, ha nominato una commissione d’inchiesta, l’ennesima, per far luce sulle violazioni dei diritti umani. “Come mai abbiamo avuto tante commissioni e poche azioni concrete?”, chiede Ambika Satkunanathan, ex responsabile della Commissione dello Sri Lanka per i diritti umani. “Perché negli anni i governi sembrano aver usato la nomina di queste commissioni come strategia per evitare di occuparsi delle violazioni commesse”. ◆ ff

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1398 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati