N ella notte tra il 25 e il 26 maggio la Russia ha lanciato l’ennesimo attacco aereo contro le città ucraine, il più massiccio dall’inizio della guerra, approfittando della distrazione degli Stati Uniti, che si stanno allontanando sempre più dal conflitto e dagli sforzi diplomatici per risolverlo. Secondo le fonti ucraine, almeno 355 droni russi hanno invaso i cieli del paese, mentre i bombardieri hanno sganciato nove missili. L’attacco è arrivato dopo le critiche rivolte il 25 maggio dal presidente statunitense Donald Trump a Vladimir Putin sui social network, in seguito ai bombardamenti dei due giorni precedenti, tra i più pesanti dall’inizio della guerra. Lo sforzo per conquistare l’Ucraina, ha detto Trump, ha reso Putin “completamente pazzo”.

Lo stesso giorno, tuttavia, parlando con i giornalisti prima di salire a bordo dell’Air Force One, Trump non ha fatto cenno a nuovi rifornimenti di armi per Kiev. E si è anche rifiutato di rispondere alle domande sull’ipotesi che gli attacchi russi possano spingere Washington a cambiare politica verso la Russia. Nella settimana tra il 19 e il 25 maggio Mosca ha lanciato almeno 1.390 droni e 94 missili contro bersagli situati all’interno del territorio ucraino, come ha confermato l’aeronautica di Kiev. Il bilancio è di trenta morti e 163 feriti.

Quest’ultima offensiva è arrivata dopo il colloquio telefonico del 19 maggio tra Trump e Putin. Da quel momento il presidente statunitense ha dato l’impressione di aver di fatto rinunciato a impegnarsi per ottenere un cessate il fuoco. Secondo gli analisti la Russia è convinta di poter approfittare del fatto che gli Stati Uniti, i principali fornitori di armamenti alla resistenza ucraina, si stanno allontanando dal confronto diplomatico e non intendono garantire a Kiev ulteriore assistenza militare.

“Nel bene e nel male, negli ultimi tre anni le scelte politiche di Washington hanno avuto un ruolo attivo e a volte determinante nell’indirizzare il conflitto”, spiega Phillips O’Brien, professore di studi strategici dell’università di St. Andrews, nel Regno Unito. “Ora, invece, Washington sembra aver deciso di non concedere più a Kiev la sua assistenza militare. I russi lo hanno capito e cercano di approfittarne”.

Trump, tuttavia, ha condannato esplicitamente il modo in cui Putin sta conducendo la guerra: “Non so cosa diavolo gli sia successo”, ha dichiarato. “Lo conosco da tempo e siamo sempre andati d’accordo. Ma sta lanciando razzi sulle città, uccidendo la gente, e questo non mi sta affatto bene”.

Eppure, proprio mentre condannava i bombardamenti russi, Trump ha criticato anche il leader ucraino Volodymyr Zelenskyj, accusandolo di aver usato “parole provocatorie” nei confronti della Russia. “Questa non è la guerra di Trump”, ha aggiunto infine in un commento che sembra confermare il suo desiderio, già espresso in precedenza, di tirarsi fuori dalla mediazione, lasciando che a risolvere la situazione siano Ucraina e Russia.

Da parte sua, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha dichiarato che la Russia è grata a Trump per aver cercato di aprire un dialogo tra Mosca e Kiev, definendo i negoziati che si sono aperti il 16 maggio a Istanbul “un risultato molto importante”. “È un momento cruciale, con un sovraccarico emotivo per tutte le persone coinvolte, che porta anche a esternazioni avventate”, ha dichiarato il 26 maggio Peskov alla stampa, riferendosi alle critiche di Trump a Putin.

Il vantaggio dei numeri

Da sapere
Sanzioni o negoziati

Il 26 maggio 2025 il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha annunciato che la Germania e gli alleati europei di Kiev hanno rimosso ogni restrizione per l’esercito ucraino all’uso delle armi occidentali in territorio russo. Merz ha spiegato che la decisione era stata già definita all’inizio di maggio, durante la visita a Kiev organizzata insieme al presidente francese Emmanuel Macron, al primo ministro britannico Keir Starmer e a quello polacco Donald Tusk. Le sue dichiarazioni, riferisce Politico, hanno sollevato un caso politico a Berlino. Il ministro delle finanze Lars Klingbeil (del Partito socialdemocratico, al governo insieme ai cristianodemocratici di Merz), si è infatti dissociato dalle parole del cancelliere, dichiarando che la posizione tedesca sulle regole per l’uso delle armi cedute agli ucraini non è cambiata.

Intanto, il Wall Street Journal scrive che il presidente statunitense Donald Trump, “sempre più infastidito dai continui bombardamenti sull’Ucraina e dalla lentezza con cui procedono i colloqui di pace, sta valutando nuove sanzioni contro Mosca. Le misure non riguarderanno il settore bancario, secondo quanto affermano alcune fonti vicine al presidente, ma dovrebbero prevedere altre forme di pressione per spingere il leader russo Vladimir Putin a tornare al tavolo dei negoziati. Inoltre, stando a persone della sua cerchia, Trump sta anche considerando la possibilità di abbandonare i negoziati, se entro breve non ci saranno passi avanti”. ◆


Da quando è entrato in carica, alla fine di gennaio, Trump non ha approvato nessun nuovo pacchetto di aiuti militari per l’Ucraina e non ha chiarito se ha intenzione di spendere i 3,85 miliardi di dollari già stanziati dal congresso per l’assistenza a Kiev. Gli ultimi armamenti promessi dalla precedente amministrazione, guidata da Joe Biden, sono ancora in viaggio verso il fronte e per Kiev non ci sono nuovi rifornimenti in vista. Non è neanche chiaro se la Casa Bianca permetterà all’Ucraina di acquistare altre armi statunitensi.

Come spiegano tutti gli analisti militari, Kiev sta esaurendo le scorte di missili intercettori per i sistemi antiaerei Patriot, cosa che rende i bombardamenti russi sempre più devastanti.

La Russia, intanto, continua a rafforzare il proprio arsenale. I missili balistici Iskander-M ormai montano dispositivi in grado di ingannare i radar e seguono traiettorie difficilmente individuabili: per questo sono particolarmente difficili da intercettare per la contraerea ucraina.

“Il sistema Patriot è progettato per abbattere missili balistici calcolando il punto di contatto in base a parabole di volo prevedibili, e ha grandi difficoltà a individuare la traiettoria di questi missili”, spiega Jurji Ihnat, portavoce dell’aeronautica ucraina.

Il 23 maggio Valerij Zalužnyj – ex comandante in capo delle forze armate ucraine, oggi ambasciatore di Kiev nel Regno Unito – ha espresso profonda preoccupazione per il futuro del suo paese. “Spero che in questa stanza non ci sia più nessuno che crede nei miracoli, in un cigno bianco che porterà la pace in Ucraina, ripristinerà i confini del 1991 o del 2022 e regalerà la felicità a tutti”, ha dichiarato Zalužnyj in occasione di una conferenza organizzata a Kiev. “Il nemico continuerà a colpire il nostro territorio e a organizzare offensive localizzate fino a quando avrà le risorse, la forza e i mezzi per farlo”.

In effetti in questa fase Mosca sta ottenendo effetti devastanti grazie al suo principale vantaggio, quello quantitativo: più uomini e più armi.

Nelle ultime settimane i russi hanno conquistato terreno nella zona tra Pokrovsk e Kostjantynivka, due bastioni della difesa ucraina nella regione orientale di Donetsk. Per raggiungere l’obiettivo minimo di occupare interamente l’area del Donbass la conquista delle due città è essenziale. Questo vuol dire che, se il passato può insegnarci qualcosa, ci aspettano due mesi di battaglie sanguinose, simili a quelle che in passato hanno portato alla distruzione di altre città della regione come Mariupol, Bachmut e Avdiivka.

“L’anno scorso l’Ucraina si è adattata alle modalità di combattimento dei russi, investendo in droni e cercando di trovare una strategia per ridurre l’efficacia degli assalti nemici. Ed è riuscita a fermare l’avanzata dei russi durante l’inverno”, spiega Michael Kofman, analista del centro studi Carnegie endowment for international peace. Poi però aggiunge: “Mosca mantiene tuttavia un grande vantaggio in termini di truppe. E d’estate mobiliterà altri soldati per sostenere l’offensiva, aumentando così la pressione sull’Ucraina”. ◆ as

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1616 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati