Più di duemila profughi e migranti hanno raggiunto Lampedusa nel giro di 24 ore. È l’inizio di un circolo vizioso che si ripete da anni: a primavera riprendono gli intensi flussi migratori dal Nordafrica verso l’Europa meridionale. Gli stati che si affacciano sul Mediterraneo esigono una ridistribuzione degli arrivi in tutta l’Unione europea. La richiesta viene respinta con sdegno dagli altri stati europei.
La Commissione europea cerca di trovare una soluzione comune, ma è ostacolata da diversi paesi, come quelli del gruppo di Visegrád e l’Austria. Una coalizione di volenterosi insieme alla Germania decide di aiutare gli stati del Mediterraneo. Ma il loro contributo è solo una goccia nel mare. A quel punto l’Italia adotta misure più rigide contro i soccorritori privati e continua a cooperare con partner discutibili come le milizie libiche per arginare i flussi migratori. La Grecia continua a violare la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e respinge i profughi verso le frontiere esterne. La Commissione europea tenta nuovamente di imporre il suo patto sulla migrazione e l’asilo, di nuovo senza successo.
In tempi normali i partiti di destra avrebbero strumentalizzato l’argomento a fini elettorali (in Germania si vota alla fine di settembre). In tempi di pandemia, invece, tutto questo viene citato solo di sfuggita. Proprio come le migliaia di morti che questo circolo vizioso provoca ogni anno. ◆ mp
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Questo articolo è uscito sul numero 1409 di Internazionale, a pagina 15. Compra questo numero | Abbonati