Sertaç Taşdelen, l’imprenditore turco che ha creato l’applicazione Faladdin, fa di tutto per somigliare al genio della lampada di Aladino. Quando ho visitato il suo spazio di coworking a Istanbul, indossava una giacca blu elettrico, pantaloni bianchi e camicia. Sul viso, con la barba e la mascella squadrata, aveva un sorriso malizioso. “Faladdin è il mio alter ego”, mi ha spiegato riferendosi al genio che impersona nell’app. “Se lasciassi l’azienda diventerei un chiromante gitano che vive in una roulotte”.

Faladdin ha portato nell’era di internet la tradizione turca della lettura dei fondi di caffè. Per secoli i turchi hanno bollito polvere di caffè e acqua nello stesso recipiente, un’operazione che lascia un residuo che si può leggere come delle macchie di un test di Rorschach. Ogni giorno più di un milione di utenti di Faladdin carica fotografie delle proprie tazze e i collaboratori di Taşdelen forniscono “letture” personalizzate in un quarto d’ora. Di queste letture, settecentomila sono in turco, duecentomila in arabo e centomila in inglese. L’app si presta sicuramente a qualche presa in giro. Eppure, da quando è stata lanciata all’inizio del 2017, più di venti milioni di persone, soprattutto in Turchia e nei paesi del Golfo, l’hanno scaricata. L’azienda ha un milione di dollari all’anno da spendere per la pubblicità – che vuole usare al di fuori della Turchia – e trenta dipendenti, con piani d’espansione per il 2021. In Turchia è prima nella categoria Lifestyle del Google Play Store, davanti a Tinder.

Sertaç Taşdelen a Istanbul, dicembre 2019 (Danielle Villasana, Redux/Contrasto)

Taşdelen ha 37 anni e ha imparato l’arte della chiaroveggenza (in turco si dice fal) da sua madre Binnaz, autrice di un famoso libro sull’argomento. Per più di trent’anni la donna ha gestito una farmacia nella capitale turca, Ankara, dove il futuro imprenditore lavorava il pomeriggio dopo la scuola. Sua madre parlava con i clienti e ritirava ricette mediche, e nel frattempo preparava caffè turco e prevedeva il futuro. Il figlio non pensava di seguire le sue orme: dopo aver studiato economia aziendale, Taşdelen all’inizio degli anni duemila fu assunto alla Ernst & Young e inviato a Dubai per lavorare come consulente. Ma la cultura aziendale lo deprimeva, e a 23 anni Taşdelen firmò un contratto con un’agenzia e cominciò a fare il modello per Armani.

Un giorno una chiacchierata con un collega turco che aveva letto il libro di sua madre cambiò tutto. “Vorrei che zia Binnaz potesse leggere la mia tazzina di caffè in questo momento”, gli confidò l’uomo. Taşdelen inviò alla madre per email alcune foto della tazzina e ricevette una lettura qualche minuto dopo. A quel punto si rese conto che aveva trovato un modo per fare fortuna.

Quella che oggi è una delle applicazioni più di successo della Turchia è nata come un blog su WordPress: una creazione di Taşdelen per aiutare la madre a godersi la pensione. Tra il 2010 e il 2019, la comunità di veggenti in carne e ossa che collaborava con Taşdelen è cresciuta a dismisura, passando da una persona (la stessa Binnaz) a circa un migliaio. Anche la tecnologia si è evoluta e il blog è stato sostituito prima da un sito e poi da un’app chiamata Binnaz, scaricata più di due milioni di volte.

La zona grigia

È stato il successo di Binnaz a spingere Taşdelen a creare Faladdin, come una sorta di app gemella. Tutte queste piattaforme operano in una sorta di zona grigia: anche se in Turchia leggere i fondi di caffè è illegale, chi lo fa viene raramente perseguito. Per decenni chi leggeva i fondi di caffè è stato costretto a lavorare clandestinamente. Molti guadagnano bene, più del minimo salariale nazionale in Turchia, che è di circa 390 euro al mese, ma c’è sempre il rischio di ricevere una visita della polizia. Le app permettono ai veggenti di praticare la loro professione con meno rischi, e non c’è limite alle somme che possono guadagnare.

Sei anni dopo il lancio, Taşdelen decise di crescere. “Su Binnaz avevamo risorse limitate”, mi ha spiegato. “Un lettore di fondi di caffè in carne e ossa può occuparsi di un cliente alla volta. Noi puntavamo a una specie di Uber senza conducente: volevamo liberarci dell’autista e tenere solo il veicolo”. Questo veicolo viene descritto (forse con eccessivo ottimismo) come un motore alimentato dall’intelligenza artificiale. Sviluppato dall’azienda stessa– e ispirato ad AlphaGo, il primo programma informatico a sconfiggere un giocatore umano nel gioco da tavolo go – Faladdin raccoglie i dati degli utenti e poi crea dei messaggi a partire da interpretazioni preesistenti.

Faladdin vuole sapere quattro cose degli utenti: età, sesso, professione e vita sentimentale. Da lì è facile estrapolare altri dati , ha glissato

Queste letture sono prodotte da un gruppo di trenta collaboratori, che comprende un drammaturgo, uno psicologo, un pubblicitario e uno scrittore. “Sono come i precog di Minority report”, mi ha detto Taşdelen a proposito dei suoi collaboratori. “Possiedono l’abilità psichica di vedere il futuro, ma ovviamente non li teniamo dentro a una vasca”. L’anno scorso Taşdelen ha cominciato a inserire i testi di Faladdin in OpenAI – la piattaforma d’intelligenza artificiale fondata, tra gli altri, da Elon Musk – per addestrare l’app a leggere autonomamente il futuro. All’inizio è stato un fallimento totale. Si ottenevano solo frasi senza senso: “Il gabbiano vola. Il gatto fa le fusa. C’è un taccuino”. Ma Taşdelen mi ha detto che la tecnologia sta migliorando.

Un proverbio locale può forse spiegare l’atteggiamento turco verso il fal: “Non crederci, ma non restare mai senza”. E così una mattina ho aperto Faladdin e sono stato accolto da un’immagine di Taşdelen vestito da genio della lampada. Ho caricato un’immagine dei miei fondi di caffè e ho chiesto all’intelligenza artificiale di prevedere il mio futuro. A quel punto ho dovuto scegliere se guardare una pubblicità e ricevere una lettura istantanea, o aspettare quindici minuti.

Quando la mia lettura è arrivata, un quarto d’ora dopo, il tono era caloroso: “Benvenuto nel colorito mondo di Faladdin, signor Kaya”. Poi c’era un’analisi caratteriale: “La prima cosa che mi salta all’occhio, nella tua tazzina di caffè, è che sei un grande lavoratore”. A questo si accompagnavano similitudini incoraggianti: “Sarai produttivo come un’ape in questo periodo, e riuscirai a fare cose incredibili”. Quindi un abbozzo di poesia: “Un albero piegato verso il basso dal vento e un ramo caduto che volteggia nell’aria attirano la mia attenzione. Scegli di vivere la vita fino in fondo. Non è da te trascurare la famiglia a causa del tuo lavoro o trascurare gli amici a causa dell’amore, signor Kaya”. La conclusione era edificante: “Qualcuno interessato ai tuoi 38 anni d’esperienza potrebbe presto farti un’offerta”.

Un mondo nascosto

Faladdin sta sconvolgendo il mercato della chiaroveggenza in Turchia. Ha ricevuto ottimi punteggi sull’App Store e ha cinque milioni di utenti attivi al mese. L’app usa un modello freemium (le funzionalità di base sono gratuite, le altre sono a pagamento) sostenuto dalla pubblicità, e i suoi cinque milioni di dollari d’incassi – il 60 per cento dei quali deriva dalla pubblicità – è dodici volte più alto rispetto a tre anni fa. La cosa è, naturalmente, al tempo stesso impressionante e tragica.

Per incontrare le potenziali vittime di Faladdin sono andato al Melekler kahvesi, la più famosa caffetteria d’Istanbul per la preveggenza, nello storico quartiere di Beyoğlu. Era un limpido pomeriggio di settembre e una giovane coppia era seduta all’esterno. All’interno le pareti sono ricoperte di ritagli di giornali degli ultimi vent’anni: storie sul mondo nascosto della lettura dei fondi di caffè e sul ruolo del Melekler kahvesi come luogo d’incontro per i giovani turchi, oltre che foto di poliziotti che pattugliano l’ingresso e della sala da pranzo piena di studenti universitari. Non è facile trovare un locale a Istanbul che faccia tanto affidamento sulla propria reputazione. Quel giorno però il Melekler era quasi vuoto. Un ragazzo di vent’anni era in attesa di un colloquio di lavoro. Un anziano veggente suonava il pianoforte. Una cameriera con in testa delle cuffie mi ha sussurrato: “Vuoi un fal?”, come se prendesse ordinazioni per dell’hashish. Ho chiesto il menu. Insieme a una pubblicità dell’app per leggere i fondi delle tazzine realizzata dalla stessa caffetteria, c’erano due colonne con i prezzi: da una parte quelli del caffè e dall’altra quelli, cinque volte più alti, per la “lettura del caffè fatta dagli angeli” (melekler kahvesi significa “caffè degli angeli”). Mentre sorseggiavo un caffè americano che sapeva di detersivo per piatti, i veggenti accompagnavano i clienti in stanze private.

Questi erano per la maggior parte studenti e pensionati: persone che hanno tempo da passare nei bar durante il giorno. Ma ci sono diversi tipi di clienti di fal, e non tutti frequentano il Melekler kahvesi. Intorno a piazza Taksim i locali più piccoli accontentano i turisti. Nel quartiere degli affari di Istanbul all’ora di pranzo i veggenti offrono letture rapide ai colletti bianchi. “Voglio Murat”, ha detto una cliente da un tavolo vicino al mio. Vestita elegantemente per l’occasione, era rimasta delusa nel sentire che Murat era in “congedo a tempo indeterminato”. “Il modello commerciale di Murat consiste nell’accumulare denaro e sparire”, mi ha spiegato una cameriera. Un altro cliente chiedeva il suo veggente preferito. Quando ha scoperto che c’erano quattro clienti in fila prima di lui è sbiancato.

Biografia

1983 Nasce ad Ankara, in Turchia, in una famiglia di farmacisti.

2005 Va a lavorare alla Ernst & Young a Dubai. Cinque anni dopo viene trasferito a Singapore.

2012 Lascia il lavoro e diventa imprenditore.

2016 Crea l’applicazione Faladdin, che promette di leggere il futuro nei fondi di caffè.


Un veggente per amico

Taşdelen si è accorto che i veggenti in carne e ossa spesso chiedono più tempo e denaro per offrire un servizio simile al suo. Sostiene anche che la maggior parte dei millennial preferisce le comunicazioni scritte agli incontri di persona e vuole evitare possibili momenti d’imbarazzo, quindi si fa mandare i fal in messaggi di testo. Allo stesso tempo, spiega Taşdelen, i turchi spesso trattano i veggenti come se fossero loro amici, una cosa che gli algoritmi ovviamente non possono fare. Ma sostiene che gli utenti non dovrebbero essere costretti a scegliere tra un veggente in carne e ossa e l’app.

Ora Taşdelen spera di espandere il suo pubblico in occidente. “Mia madre prevede che conquisteremo gli Stati Uniti”, mi ha detto. Ma adattare un prodotto turco per gli statunitensi, ha aggiunto, è una sfida complicata. I riferimenti culturali sono diversi. Una lettura in turco suona sciocca in inglese. La soluzione temporanea consiste nel tradurre in fal le previsioni astrologiche. “Per noi è più o meno la stessa cosa”, mi ha confessato Taşdelen.

Quando gli ho chiesto se ha usato la chiaroveggenza per prevedere il futuro dell’azienda, ha evitato di rispondere. A quanto mi ha detto, aveva previsto la rivalutazione del dollaro durante la crisi finanziaria del 2008, nonostante le previsioni di molti economisti. “La mia consulente mi ha chiamato per chiedermi come fossi riuscito a prevedere i tassi di cambio. Le ho detto che semplicemente me l’ero sentito. ‘Le previsioni della Goldman Sachs non funzionano, le ho detto. In futuro chiedi a me’”.

Di recente Faladdin è stata accusata di violare la privacy degli utenti. Alcuni si sono chiesti come fa un’applicazione a essere così precisa nelle sue letture. Forse perché ha accesso ai messaggi dei telefoni? Perché spia le foto? I sospetti hanno cominciato a diffondersi inizialmente sui social network. Poi il sito della Cnn Turk ha scritto un articolo al riguardo. Ma le persone con cui ho parlato non sembravano preoccupate dalla cosa. Burcu Aydoğdu, una farmacista di 24 anni di Istanbul, mi ha detto che cancellerebbe Faladdin solo se le intrusioni fossero provate. Quando le ho chiesto cosa pensava dell’intelligenza artificiale alla base delle letture di Faladdin, la sua reazione è stata contraddittoria: “Uccide la magia, naturalmente, ma finché prevede il mio futuro non credo sia importante”.

Taşdelen ha negato che la sua azienda spii le persone. “Non facciamo niente di simile. Usiamo solo i dati demografici che ci forniscono gli utenti”. Faladdin vuole sapere quattro cose dei suoi utenti: età, sesso, professione e situazione sentimentale. Da lì, non è difficile estrapolare altri dati. “I single di una certa età pensano al matrimonio. I genitori si preoccupano del futuro dei figli. L’umanità è un algoritmo. Le aspettative sociali rendono le nostre preoccupazioni prevedibili”.

La lampada magica

Le polemiche sulla privacy hanno dimostrato quanto vantaggio abbia Faladdin rispetto ai concorrenti: nell’App Store gli altri servizi di lettura dei fondi di caffè sono meno popolari. E lo stesso Taşdelen sta diventando un’icona. A Cihangir, il quartiere preferito dagli hipster di Istanbul, alcuni graffiti lo ritraggono. Quando sono stato nello spazio di coworking di Faladdin, una programmatrice mi ha mostrato una funzionalità che l’azienda stava sperimentando: strofinando il proprio iPhone come una lampada magica, l’applicazione formula una risposta gratificante, un po’ come i messaggi dei biscotti della fortuna. Anche in questo caso l’immagine di Taşdelen era sullo sfondo.

Il modello d’affari di Faladdin si fonda su credenze irrazionali. Sospendere la propria incredulità di fronte a un algoritmo è molto diverso dal fare lo stesso con la religione? Diamo a Faladdin il nostro consenso e i nostri dati affinché preveda i nostri desideri e la nostra prossima mossa, come potrebbero fare un suggerimento di Netflix e il completamento automatico durante una ricerca su Google. Può essere sconcertante, ma per molte persone non lo è. Come dimostra il successo di Faladdin, ricaviamo chiaramente un piacere dall’essere osservati e dal lasciare che siano altri a scegliere per noi.

Ho usato Faladdin altre due volte, prima di dimenticarmi della sua esistenza. Poi, una mattina, mentre tornavo a casa dopo una lunga serata fuori, sul mio iPhone è apparsa una notifica. “Abbiamo fatto un errore in una delle nostre ultime interpretazioni?”, mi chiedeva. “Va tutto bene? Ci piacerebbe avere tue notizie”. Preso in contropiede dal messaggio, ho chiuso l’applicazione.

Il giorno dopo mi sono svegliato e ho riletto il messaggio. Perché Faladdin era ancora sul mio telefono? Lo volevo? Mentre valutavo se cancellare l’app o no, ho avuto una rivelazione. Ho capito cosa ci tiene così incollati agli schermi: l’idea, per quanto banale, che il destino sia legato a qualcosa di più grande di noi. Ho eliminato i messaggi, ma ho deciso di conservare l’app sul telefono. ◆ ff

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Questo articolo è uscito sul numero 1380 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati