La morte dell’ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc) non può che suscitare dolore, tristezza e compassione. In questa circostanza il pensiero va alla famiglia del diplomatico – Luca Attanasio era sposato e aveva tre figlie piccole – e all’Italia, un paese occidentale che non è noto per confondere cooperazione e ingerenza.

Tuttavia, visto dalla Rdc, questo omicidio sulle alture tristemente leggendarie del Kivu fa tornare in primo piano il problema, mai risolto, della sicurezza nelle province orientali del paese. Da un quarto di secolo i congolesi che abitano nel Nord Kivu, nel Sud Kivu, nell’Ituri e nel nord del Katanga vivono una tragedia infinita, che ha già causato milioni di morti. Un genocidio in dosi omeopatiche.

Gli attacchi, gli omicidi, gli stupri sono commessi in territorio congolese

In questo dramma, cominciato nel 1994 con l’arrivo in massa dei profughi ruandesi – tra cui i combattenti hutu vicini al regime genocida di Juvénal Habyarimana – i congolesi sono gli unici a piangere. Raramente il detto “la sfortuna di alcuni fa la felicità di altri” è così calzante.

La presenza nell’est dell’Rdc dei ribelli delle Forze democratiche di liberazione del Ruanda (Fdlr) è servito da alibi al regime di Kigali per intervenire a suo piacimento e insediarsi in territorio congolese per soddisfare i suoi interessi, anche economici. È inutile ripetere la storia delle tante guerre di aggressione mascherate da tentativi di sedare delle ribellioni. Lo stesso discorso vale per l’Uganda, che cerca di accaparrarsi la sua fetta di risorse.

Nei lunghi anni di conflitto ci sono state, a quanto ne sappiamo, poche aggressioni compiute dai ribelli ruandesi o ugandesi nei loro paesi. Gli attacchi, gli omicidi, gli stupri sono commessi in territorio congolese, ai danni della popolazione civile congolese. Allo stesso tempo nessuno parla dei profitti che i due paesi traggono dalle abbondanti risorse naturali dell’Rdc. Per loro, come per tutti i loro aiutanti, per i signori della guerra che hanno dei complici nelle forze armate congolesi, la guerra è più redditizia della pace.

Risorse per tutti

Non è tutto. La comunità internazionale, o più precisamente alcune potenze occidentali, hanno sfruttato gli eventi drammatici accaduti in Ruanda nel 1994 per completare il progetto cominciato alla conferenza di Berlino del 1885, cioè rendere il vasto spazio congolese un magazzino di risorse e materie preziose a cui i vincitori possono attingere liberamente.

Da lì è facile intuire che le ragioni umanitarie sventolate da chi ufficialmente si trova nel paese per assistere, aiutare, sostenere e rafforzare l’Rdc non sempre corrispondono alle motivazioni reali. Spiega inoltre l’incredibile contrasto tra la quantità di risorse umane, finanziarie e logistiche spese negli ultimi vent’anni e gli scarsi risultati ottenuti. E fa capire perché si dedicano attenzioni diverse alle province orientali e alle altre regioni del paese, nonostante la povertà sia un problema per tutti. ◆ gim

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1398 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati