“Mia nonna è cresciuta lavandosi i denti con un dentifricio radioattivo”. Con questa frase lo scrittore gallese Joe Dunthorne comincia l’indagine familiare che lo porterà a ricostruire l’oscuro passato del suo bisnonno, il chimico Siegfried Merzbacher, di cui in casa si diceva solo che avesse fatto usare un dentifricio radioattivo ai due figli per testarne l’efficacia. Siegfried, nato in Germania da una famiglia di cultura e religione ebraica, viene assunto nel 1928, durante la repubblica di Weimar, in un’azienda che sperimenta l’uso di composti chimici sugli esseri umani. Quando il nazismo comincia a perseguitare gli ebrei, gli viene concesso un trattamento di favore per le sue competenze in ambito chimico e nella città di Oranienburg continua a lavorare allo sviluppo di maschere a gas e di armi chimiche. Una volta rifugiato nel Regno Unito, scrive un diario di 560 pagine che si chiude con una confessione sulle atrocità commesse e i suoi sensi di colpa. Il viaggio di Dunthorne precipita velocemente nell’oscura complessità dei ricordi privati e della memoria collettiva. Half life è uno splendido racconto audio che immerge l’ascoltatore nelle inquietudini del nostro presente e nella rete di legami del nostro passato, dal quale emergono responsabilità che ancora oggi chiedono di essere affrontate per non tornare indietro di cent’anni.

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Questo articolo è uscito sul numero 1615 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati