Migliaia di anni fa in India fu estratto un diamante di 186 carati, che fu chiamato Koh-i-Noor. Per tanto tempo passò di mano in mano, finché nel novecento il maharaja Ranjit Singh riuscì a impossessarsene. Chiese ai suoi uomini di valutarlo, ma gli risposero che era troppo prezioso per dargli un valore. Dopo la morte del maharaja e quattro anni di scontri per la successione, il diamante finì nelle mani del nuovo imperatore Duleep Singh, che aveva solo cinque anni. In quel momento l’impero britannico, che aspettava da tempo un momento di debolezza dell’impero sikh, attaccò la capitale Lahore e fece consegnare il Koh-i-Noor alla regina Vittoria. Da allora il diamante è custodito tra i gioielli reali ed esposto alla Torre di Londra. Il governo britannico, ancora oggi, millanta una maledizione che avvolgerebbe il prezioso diamante, giustificando così il suo rifiuto di restituirlo al governo indiano, in un momento storico in cui si fanno sempre più urgenti i gesti di riparazione rispetto alle colpe coloniali. è un podcast storico politico che racconta gli eventi mettendo al centro le tradizioni e le voci degli abitanti di una regione del mondo, in questo caso il popolo delle diverse sponde dell’oceano Indiano.
Jonathan Zenti
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1435 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati