Nel giugno del 2020 Adam Rapoport, direttore della rivista di cucina Bon Appétit, annuncia all’improvviso le sue dimissioni. In dieci anni è riuscito a trasformare una rivista obsoleta della Condé Nast in una sorta di Vogue della cucina, ma alcuni ex dipendenti e collaboratori lanciano un’accusa: durante la sua direzione chiunque non fosse bianco veniva messo ai margini. Al centro di questo sistema c’era la Test kitchen, la cucina interna alla redazione dove i giornalisti dovevano portare le loro proposte. Di questo parla Test kitchen, una miniserie targata Reply All, il podcast più di successo della casa di produzione Gimlet Media (di proprietà di Spotify). Ma dopo la pubblicazione della seconda puntata della miniserie alcuni ex dipendenti hanno cominciato a postare su Twitter testimonianze secondo le quali la conduttrice e autrice della serie, Sruthi Pinnamaneni, due anni prima aveva cercato di sabotare la creazione di un sindacato interno all’azienda e hanno posto un serio problema di coerenza. Questa inaspettata ondata di testimonianze contro Pinnamaneni e il suo collega PJ Vogt, che ha realizzato Test kitchen insieme a lei, ha costretto la Reply All a interrompere la miniserie su Bon Appétit. E i conduttori hanno rassegnato le dimissioni, regalando un’involontaria svolta alla storia.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1399 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati