Dopo una sbronza a base del cocktail Radler, alla comica Jamie Loftus viene in mente di provare uno dei test d’intelligenza più accreditati del mondo, quello che consente di accedere a un esclusivo club dei superintelligenti chiamato Mensa. Incredibilmente lo passa. Da quel momento la vita di Loftus si sdoppia: da una parte entra in contatto con i grotteschi iscritti a questa associazione elitaria, dall’altro comincia a raccontare la sua esperienza sulla rivista Paste. Nel primo articolo, intitolato “Ora al Mensa Club accettano anche le zoccole sceme”, spiega come ha passato il test di ammissione e descrive un gruppo Facebook legato al Mensa pieno di commenti misogini, cinici e violenti. Una volta che i dirigenti del club scoprono l’esistenza dell’infiltrata, invece che cacciarla la invitano ai loro incontri, ma la situazione per Jamie, anziché migliorare, diventa ancora più pericolosa. Uscita all’inizio del 2020, My year in Mensa è una miniserie velocissima e potente, che fa salire l’ascoltatore sopra una montagna russa di sentimenti. A tratti viene voglia di prendere a schiaffi i patetici e meschini iscritti al Mensa Club e ci si spaventa per le situazioni pericolose in cui la protagonista si è cacciata. My year in Mensa è un’esperienza d’ascolto travolgente, creata da qualcuno che chiaramente si diverte a fare quello che fa.

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Questo articolo è uscito sul numero 1395 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati