Le manifestazioni in ricordo di Samuel Paty erano necessarie. Politici e cittadini avevano il dovere di esprimere collettivamente l’intensa emozione che ha colpito il paese, e di testimoniare il proprio sostegno al personale della pubblica istruzione. Bisognava affrontare in piazza questo momento terribile in cui la scuola, pilastro della repubblica francese, è diventata il bersaglio di fanatici che pretendono d’imporre un’ideologia totalitaria in nome di una concezione distorta dell’islam.

Un insegnante è stato assassinato perché spiegava la libertà d’espressione a dei ragazzi di 13 anni. Queste parole suonano come il racconto di un dramma avvenuto in un paese lontano o in un’epoca remota. Invece è successo in Francia pochi giorni fa. Come siamo arrivati a tanto? La domanda non può e non deve più essere ignorata. La risposta ha sicuramente a che vedere con una serie di piccoli cedimenti e momenti in cui si è distolto lo sguardo dalle violazioni delle regole che permettono di vivere insieme, e che in Francia chiamiamo laicità. Princìpi che, lungi dall’impedire la pratica di una qualsiasi fede religiosa o dall’opprimere i credenti, sono stati elaborati nel corso dei secoli per permettere la convivenza di tutte le confessioni e di tutte le forme di agnosticismo e di ateismo.

Parigi, 18 ottobre 2020 (Adnan Farzat, NurPhoto/Getty)

La società francese non può più chiudere gli occhi di fronte a questa realtà. La scuola repubblicana è al centro del metodico progetto degli islamisti, proprio perché lavora per costruire ciò che loro considerano inaccettabile: una società in cui tutti i bambini vivano in armonia, in cui l’islam sia rispettato come le altre religioni e conviva in pace con la repubblica.

Dato che sono in prima linea nel trasmettere il prezioso patrimonio della laicità, e dato che hanno l’enorme responsabilità di formare cittadini dotati di libero arbitrio, gli insegnanti sono regolarmente oggetto di aggressioni, spesso alimentate da una propaganda che cerca di erodere le fondamenta della vita in comune, di rimettere in discussione il metodo e le conquiste della scienza e d’imporre l’idea secondo cui i musulmani dovrebbero vendicarsi dell’occidente.

Ci sono voluti anni perché le istituzioni scolastiche ammettessero la difficoltà di affrontare in alcune classi argomenti come la shoah e le teorie di Darwin, o di portare in piscina le ragazze. Dopo la tragedia di Conflans non si può più dubitare che queste manifestazioni di estremismo islamico rappresentano un pericolo mortale.

Da sapere
Ancora sangue sulle vignette

◆ Il 16 ottobre 2020 Samuel Paty **è stato ucciso e decapitato da un diciottenne di origini cecene all’uscita dalla scuola media dove insegnava storia e geografia. Paty aveva ricevuto diverse minacce per aver mostrato in classe le vignette su Maometto pubblicate da **Charlie Hebdo, che erano state il movente dell’attacco terroristico contro la redazione del settimanale satirico nel 2015.


Linciaggi in rete

Prima di pagare con la vita la sua passione nel trasmettere l’idea di tolleranza, Samuel Paty ha dovuto affrontare da solo un calvario in cui si concentrano molti dei mali della nostra epoca. È stato perseguitato sui social network, minacciato e pedinato, finché un fanatico violento ha trasformato quest’odio in un mostruoso omicidio. Nessun insegnante deve più essere lasciato solo di fronte al mostro della calunnia e del linciaggio online. Bisogna smettere di credere che i conflitti all’interno della scuola possano essere risolti tra le mura degli istituti, ora che sono deformati e amplificati dagli strumenti digitali. La scuola francese deve trarre le conseguenze di queste nuove realtà e smettere di mandare allo sbaraglio gli insegnanti.

Tutta la Francia dovrebbe guardare in modo diverso a una delle professioni in prima linea, così come ha preso coscienza dell’eroismo del personale medico di fronte al covid-19. La nazione e i cittadini devono nuovamente fare fronte comune con i docenti, sostenendoli invece di ostacolarli, difendendoli invece di criticarli, per garantire che in Francia nessuno muoia più d’insegnamento. ◆ff

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Questo articolo è uscito sul numero 1381 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati