L’aria è insolitamente fredda. Fabio Onesto, 61 anni, osserva sconfortato le sette fornaci del laboratorio in cui produce vasi e candelabri di vetro. Ha dovuto spegnerle a metà ottobre, per risparmiare. Onesto ha interrotto la produzione dopo che la bolletta del gas a settembre aveva raggiunto la cifra di 24.450 euro, quasi il triplo rispetto ai mesi precedenti e ben superiore ai suoi incassi. “Non posso lavorare sapendo di andare in perdita”, spiega. Onesto non sa dire se riprenderà l’attività.
I soffiatori di vetro dell’isola di Murano, nella laguna di Venezia, hanno dovuto affrontare grosse perdite durante la pandemia, sopravvivendo grazie agli aiuti del governo durante il lockdown, che ha fatto crollare il turismo. Solo di recente gli artigiani hanno ricominciato a ricevere un numero di ordini sufficiente e a vendere i loro oggetti ai turisti di Venezia. Il vetro soffiato, una delle attività commerciali più famose della laguna, con alle spalle una storia millenaria, è tra le vittime della crisi energetica che sta travolgendo l’economia globale, e colpisce soprattutto i settori caratterizzati da un grande consumo di risorse, come quello chimico e quello metallurgico. Negli ultimi mesi la domanda di gas naturale è aumentata vertiginosamente. I fornitori non riescono a tenere il ritmo, e così nelle ultime settimane il prezzo del gas in Europa e in Asia ha raggiunto livelli record rispetto all’ultimo decennio. In passato l’Italia, come molti paesi europei, ha progressivamente ridotto l’uso del carbone per limitare le emissioni di gas serra, diventando sempre più dipendente dal gas naturale.
I soffiatori di Murano continuano a usare le tecniche conosciute sull’isola fin dal 1291, quando la repubblica di Venezia ordinò che tutte le fornaci della laguna fossero trasferite su questo lembo di terra di un chilometro quadrato per evitare che gli eventuali roghi colpissero i palazzi dell’isola principale. I circa 150 soffiatori ancora attivi a Murano usano il metano (componente principale del gas naturale) per tenere le fornaci costantemente attive a temperature che raggiungono i 1.500 gradi. “Per noi il gas è come l’aria per gli esseri umani. Non possiamo farne a meno”, spiega Luciano Gambaro, presidente di Promovetro, un consorzio di soffiatori dell’isola. Circa sessanta laboratori che usano le fornaci stanno subendo grossi danni a causa dell’aumento del prezzo del gas, mentre 75 produttori più piccoli, che usano torce speciali per lavorare il vetro grezzo, sono meno penalizzati perché hanno bisogno di una quantità minore di gas. In ogni caso il combustibile rappresenta circa un terzo dei costi per i produttori di vetro di Murano (la percentuale varia in base alle dimensioni dell’attività).
Oggi nessuno può dire quanto durerà la crisi energetica. Gli analisti del settore ipotizzano un ulteriore aumento dei prezzi in caso di un inverno particolarmente freddo. I soffiatori di Murano prevedono che il gas costerà caro almeno fino a primavera. In condizioni così incerte molti avvertono i clienti che potrebbero consegnare gli ordini in ritardo o addirittura non riuscire a consegnarli per niente.
Fermarsi per mesi comporterebbe danni irreparabili per i soffiatori finanziariamente più fragili. “In questa situazione chi rimane chiuso a lungo potrebbe non essere più in grado di riaprire”, spiega Cristiano Ferro, uno dei più grandi produttori di vetro dell’isola. Ferro pensa di sospendere almeno il 90 per cento della produzione. Il suo laboratorio fornisce componenti di vetro grezzo ad altri artigiani di Murano e ai produttori di vetri artistici di tutto il mondo.
Completare gli ordini
Nel 2020 le vendite del laboratorio di Ferro si sono dimezzate e lui è riuscito a coprire le perdite solo grazie agli aiuti del governo. Ora il costo del gas lo sta mettendo in ginocchio. Il contratto per la fornitura, che gli garantiva un prezzo fisso di 24 centesimi al metro cubo di metano, è scaduto a settembre e ora deve pagare un prezzo molto più alto. L’imprenditore racconta che a ottobre la bolletta ha raggiunto i 172mila euro, mentre a settembre era stata di 42mila euro. Nel frattempo anche il costo dell’elettricità è raddoppiato, raggiungendo i 24mila euro al mese. “A ottobre ho lavorato per completare gli ordini di clienti che stanno ancora producendo, per non lasciarli senza materiale. Ma con questi prezzi per me non ha senso andare avanti”, afferma Ferro.
Roberto Beltrami, soffiatore trentenne che usa tecniche più moderne rispetto alla maggioranza dei suoi colleghi, ha insegnato arte del vetro alla Pilchuck glass school di Seattle, negli Stati Uniti. Oggi sta cercando di compensare l’aumento delle bollette alzando i prezzi dei suoi prodotti fino al 35 per cento. Ha aperto il suo laboratorio nel 2017 e quest’anno sperava di chiudere per la prima volta in attivo. “Non so se ci riusciremo, a causa del prezzo del gas”, dice. Negli ultimi anni la sua spesa mensile per il combustibile ha oscillato tra gli ottomila e i dodicimila euro, ma a settembre ha raggiunto i ventimila euro. Beltrami prevede che la bolletta di ottobre sarà ancora più alta.
All’inizio di ottobre Damian Farnea ha spento le fornaci del suo laboratorio. Fa grandi sculture di vetro per artisti e designer di tutto il mondo. Nel 2020 le vendite si sono ridotte del 65 per cento. “Quest’anno pensavamo di riavvicinarci ai livelli precedenti alla pandemia, ma a questo punto è impossibile”. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1437 di Internazionale, a pagina 35. Compra questo numero | Abbonati