Ah, se ai tempi in cui le nostre figlie erano piccole avessimo avuto l’intelligenza artificiale! Le avremmo affidato le favole della buonanotte e noi avremmo dormito meglio, indifferenti a quegli occhi di bambine spalancati come fari abbaglianti anche a mezzanotte. È andata così. Oggi a festeggiare sono i dirigenti delle produzioni for kids, come la francese Animaj e la coreana Cj Enm. L’algoritmo, partendo da un’istruzione di tre righe e nel giro di poche ore, scrive, disegna e anima qualunque tipo di bozzetto. Se prima servivano mesi e squadre di illustratori, ora i costi sono irrisori e i gruppi di lavoro entrano in un ascensore. Ogni bambino può scegliere la “sua” storia, adatta non solo nei contenuti ma anche al ritmo di apprendimento. Può sincronizzare il labiale di ogni personaggio sulla lingua locale e offrire strumenti di sottotitolazione e accessibilità. Le voci critiche sostengono che queste storie siano meno “calde” di quelle scritte da mani umane, che il nodo dei diritti d’autore resti irrisolto (Disney sta avviando cause miliardarie) e che la tecnologia rischi di falcidiare posti di lavoro. Di contro, c’è chi vede nella delega alla macchina l’occasione per gli autori di concentrarsi sul cuore emotivo e sull’integrità narrativa, bilanciando la temuta omologazione. E mentre la politica cerca di definire regole e statuti, il mondo si sta popolando di Cenerentole on demand e genitori, beati loro, riposatissimi. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1641 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati