Compagni, la resistenza degli abbonati ha colpito il cuore del capitale. Dopo la censura imposta al compagno Jimmy Kimmel a settembre, la macchina dell’Impero Disney ha vacillato. Il nemico, travestito da Commissione federale delle comunicazioni, tentando di zittire la parola dissidente e accusando i conduttori di “essere chierici di corte”, ha compiuto il passo falso che attendevamo. Il colosso dell’intrattenimento, da par suo, nel timore di perdere i favori di king Donald, oscurando il programma si è dato la fatale zappa sui piedi. Il popolo non dimentica, e dalle fabbriche del sogno alle strade digitali s’è levata la protesta. Quattrocento artisti di Hollywood hanno firmato un manifesto di solidarietà, e la rete si è fatta megafono della riscossa. La Disney, costretta dal fuoco incrociato dell’indignazione, ha riacceso il microfono. Ma la vera vittoria, compagni, è nei numeri. Secondo i dati dell’istituto Antenna, tra agosto e settembre i cittadini hanno disertato i ranghi dell’Impero: gli abbonamenti a Disney+ e Hulu sono crollati e le disdette raddoppiate. Tre milioni di tessere strappate in nome della libertà di parola. Quando il potere tenta di controllare il racconto, il racconto si ribella. E così sarà per il compagno conduttore Ivan Urgant represso dall’amico russo di Trump e tutti gli altri in ogni angolo del mondo, a cui va il saluto del popolo dell’abbonato in lotta. Vigilare, informare, e se necessario, disdire. ◆
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1637 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati





