I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la freelance norvegese Eva Kristin Urestad-Pedersen.
Le convinzioni dei genitori inevitabilmente finiscono per condizionare la vita dei figli. Un esempio concreto lo offre Giacomo Sartori nel suo ultimo romanzo, in cui descrive il rapporto con il padre, ovvero il rapporto del padre col resto della famiglia, lui compreso. Il padre era un fascista convinto e la sua fedeltà a quei valori non solo condizionò la vita familiare, ma anche il modo in cui affrontò il cancro. Viviamo quella malattia accanto al figlio, con tutte le emozioni contrastanti che ne derivano. Per descrivere quegli anni, Sartori impiega il suo linguaggio riservato, quasi timido, lasciando però alcune parole di particolare rilievo in maiuscolo, come i picchi delle sue Dolomiti che si stagliano sul cielo sopra la valle. Scrive bene, non c’è dubbio, ma purtroppo Anatomia della battaglia non è riuscito a entusiasmarmi. Il racconto è troppo lineare, e questo, insieme alla totale mancanza di dialoghi, fa si che il lettore, o per lo meno questa lettrice, rimanga al margine della storia, non riesca mai a entrarci davvero. Finito il libro, mi sono chiesta perché questa scelta, perché insistere sulla distanza. Azzardo una risposta: forse intraprendere un’altra strada lo avrebbe fatto diventare un racconto troppo intimo, troppo personale. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1618 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati