Prima dell’11 settembre nessun esponente del Rassemblement national (Rn, estrema destra) aveva mai citato Charlie Kirk. Eppure, l’attivista della destra statunitense era un’icona del movimento Maga (Make America great again), uno degli influencer più potenti del nazional populismo cristiano. La sua uccisione con un colpo di fucile alla gola il 10 settembre mentre parlava nel campus di un’università dello Utah lo ha trasformato all’istante in un eroe del partito francese e di tutta l’estrema destra europea.

A giugno l’omicidio di una parlamentare democratica del Minnesota non aveva suscitato nessuna reazione da parte dell’Rn. Quello di Charlie Kirk, invece, ha provocato un’ondata di omaggi e indignazione. Più che per sottolineare la sua eredità ideologica, i deputati del partito di Marine Le Pen hanno sfruttato la sua morte violenta per denunciare una “sinistra” che vuole ridurre al silenzio gli avversari. Poco importa se, ventiquattro ore dopo i fatti, l’assassino non era ancora stato arrestato o identificato. “La retorica disumanizzante della sinistra e la sua intolleranza alimentano la violenza politica. Nessuno può più ignorare questo veleno che corrode le nostre società democratiche”, ha scritto su X Jordan Bardella, presidente dell’Rn.

Nel 2020 in Francia l’estrema destra accusava la sinistra di strumentalizzare la morte di George Floyd, un afroamericano di 46 anni soffocato da un agente bianco, per denunciare la violenza della polizia. Le Pen diceva che Jean-Luc Mélenchon, leader di La France Insoumise (estrema sinistra), voleva “importare queste guerre razziali sul territorio nazionale”. Marion Maréchal, nipote di Le Pen, aggiungeva di non avere “bisogno di scusarsi in quanto bianca e francese”. Cinque anni dopo la destra radicale s’identifica con Kirk per presentarsi come vittima dello stesso nemico: la sinistra. “Il suo nome resterà nella storia come quello di un martire di una civiltà che non ha ancora detto l’ultima parola”, ha scritto Laurence Trochu, vicina a Maréchal.

Il mondo reazionario europeo (mezzi d’informazione, influencer e opinionisti) si è subito appropriato della figura dello statunitense. “Non vergogniamoci di ‘politicizzare la sua morte’, cioè di rendere utile una tragedia”, ha esortato Damien Rieu, consigliere di Maréchal. Poche ore dopo l’omicidio di Kirk, l’eurodeputata francese Sarah Knafo ha riferito che il suo gruppo, Europa delle nazioni sovrane, lo avrebbe proposto per il premio Sakharov, assegnato ogni anno dal parlamento europeo a una persona o a un’organizzazione per il contributo dato alla “difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali”.

In Europa la morte violenta di Kirk, raccontata su tutti i social network, ha annullato le differenze ideologiche tra conservatori, ultraliberali, nazionalisti e
neofascisti. “Il martirio è un’operazione sociale che trasforma in racconto una violenza moralmente e socialmente inaccettabile”, dice Pierre-M. Delpu, che insegna storia contemporanea all’università di Valencia, in Spagna. “L’estrema destra la eleva a complotto e persecuzione, con un carnefice: la sinistra”.

Nigel Farage, leader del partito di estrema destra britannico Reform Uk, ha ricordato un “amico vicino”, simbolo di una “libertà d’espressione in pericolo”. Nei Paesi Bassi Geert Wilders, che guida i nazionalisti, ha lodato il “coraggio” di Kirk riportando “parole sincere che valgono anche per l’Europa: ‘L’islam è la spada che la sinistra usa per sgozzare l’America’”.

Perseguitati dalla sinistra

In Italia l’assassinio di Kirk è stato definito un attacco all’occidente e ai suoi difensori, perseguitati da una sinistra woke. In questo scontro identitario, l’estrema destra si pone come vittima. “Le nostre società si polarizzano. La sinistra non ci considera più avversari con cui discutere, ma nemici da abbattere”, ha detto a Le Monde Francesco Giubilei, 33 anni. Presidente della fondazione Giuseppe Tatarella, legata a Fratelli d’Italia (il partito della presidente del consiglio Giorgia Meloni), Giubilei è il punto di riferimento intellettuale della destra italiana. Aveva incontrato Kirk in Arizona durante la campagna di Donald Trump, nel 2024.

Secondo lui, questo omicidio provocherà uno spostamento a destra. “Chi seguiva Kirk ora può pensare che le sue idee più radicali erano anche le più giuste”.

I paesi più violenti
I primi 15 paesi dell’Ocse per tasso di omicidi volontari ogni 100mila abitanti, 2023 (United Nations Office on Drugs and Crime)

In Italia come altrove, l’estrema destra si lamenta di essere limitata nella sua libertà d’espressione, anche quando le sue idee si manifestano fuori dal quadro democratico. Il “martirio” di Charlie Kirk darebbe dunque una nuova legittimità alla sua figura e alle sue idee.

L’11 settembre Matteo Renzi, presidente del consiglio dal 2014 al 2016 come leader del Partito democratico, ha ripreso quasi parola per parola i commenti pubblicati il giorno prima da Meloni, parlando di una “ferita profonda per l’America, per la libertà di pensiero, per la democrazia”.

Lo stesso giorno la presidente del consiglio ha rilanciato il post di un gruppo di sinistra che rappresentava Charlie Kirk a testa in giù: un richiamo al cadavere di Benito Mussolini appeso per i piedi dai partigiani italiani dopo un’esecuzione sommaria nel 1945. Meloni, che viene da un partito erede del fascismo, ha scritto sotto il post: “Questi sono i sedicenti antifascisti. Questo è il clima, ormai, anche in Italia. Nessuno dirà nulla, e allora lo faccio io. Non ci facciamo intimidire”.

Non si sa a chi si riferiva con “noi”, ma il messaggio è chiaro: se l’estrema destra si presenta come vittima, è per contrattaccare meglio.

Un messaggio condiviso

Anche in Germania l’estrema destra ha trovato in Kirk il suo eroe. “Un combattente della libertà d’espressione abbattuto da un fanatico che odia il nostro modo di vivere e di discutere”, ha scritto su X Alice Elisabeth Weidel, copresidente del partito Alternative für Deutschland (Afd). Una deputata dell’Afd Beatrix von Storch, ha addirittura chiesto la canonizzazione di Kirk , rivolgendosi al papa con la frase “Santo subito”. Il rappresentante della Turingia Björn Höcke è stato più esplicito, denunciando “la violenza della sinistra” e dicendosi “costernato” per quella che considera una “vergogna per l’occidente ‘libero’”.

“La sinistra non ha più argomenti, quindi diventa violenta: abusi giudiziari, ora anche un attentato”, ha reagito il deputato dell’Afd Maximilian Krah, a cui è stata appena revocata l’immunità parlamentare nell’ambito di un’inchiesta sui suoi legami con la Cina.

In Svezia la destra reazionaria non fa eccezione. Rappresentanti dell’associazione studentesca Konservativa förbundet, vicina all’estrema destra e con più di 1.800 iscritti, hanno pubblicato un articolo sul giornale Expressen in cui accusano “la sinistra nel paese e all’estero” di “portare avanti una narrazione che presenta i conservatori come illegittimi, pericolosi e antidemocratici”, trasformandoli in “bersagli”. Chiedono misure di protezione “per i loro eletti”, altrimenti “la prossima sparatoria rischia di essere sul suolo svedese”.

Su X il deputato Richard Jomshof, leader storico dei Democratici svedesi (Sd, destra radicale), ha commentato una foto di Charlie Kirk con la moglie e i due figli: “Questo è ciò che la sinistra odia”. Il canale YouTube Riks, controllato dal partito, ha pubblicato vari video che mostrerebbero la demonizzazione dei conservatori, in Svezia e all’estero, e accusano la sinistra d’incitare alla violenza politica.

A Bruxelles, in un intervento al parlamento europeo, l’eurodeputato dell’Sd Charlie Weimers ha cercato di imporre “un momento di preghiera e riflessione” in omaggio all’attivista statunitense. Dopo il rifiuto della presidenza, i parlamentari europei di estrema destra hanno protestato battendo sui banchi.

Sui social network il leader dell’estrema destra danese Morten Messerschmidt ha condiviso un messaggio diffuso da molti politici del suo schieramento: “Je suis Charlie”. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1632 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati