Il 19 maggio il presidente russo Vladimir Putin e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump hanno parlato per due ore. Questo, ormai, è il loro formato standard. Secondo il capo del Cremlino, la Russia ha accettato di “cominciare a lavorare a un memorandum” su un trattato di pace con l’Ucraina che includerebbe un possibile cessate il fuoco. In sostanza, a Putin è stato detto: concedi un cessate il fuoco per trenta giorni se sei davvero pronto a mettere fine alla guerra. La sua risposta è stata: noi possiamo combattere per altri vent’anni, ma cominciamo pure a lavorare su come un giorno potrebbe essere un trattato di pace.

Sembra proprio un altro stratagemma per continuare la guerra con il pretesto del “processo di pace”. Così Trump non avrebbe motivi per imporre sanzioni più severe alla Russia o per aumentare il sostegno militare all’Ucraina.

Per quanto riguarda gli accordi, la Russia e l’Ucraina hanno una storia alle spalle. Tutti ricordano il memorandum di Budapest firmato il 5 dicembre 1994, con cui l’Ucraina consegnò alla Russia le armi nucleari sovietiche in cambio di garanzie d’integrità territoriale. Alla luce dei fatti, però, evidentemente un memorandum è percepito come qualcosa che in determinate circostanze può essere facilmente ignorato. ◆ ab

Echo è un sito d’informazione russo in esilio a Berlino, fondato nel 2022 da giornalisti della radio Echo Moskvy, chiusa dalle autorità russe per la sua copertura della guerra in Ucraina.

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Questo articolo è uscito sul numero 1615 di Internazionale, a pagina 19. Compra questo numero | Abbonati