Doveva succedere prima o poi che This is not a love song si confrontasse con Sanremo. Progetto quasi decennale fondato da Andrea Provinciali, This is not a love song ha rimesso in circolo musicassette e poster dedicati a canzoni e film, spaziando dagli anni settanta di Guerre stellari a Stormi di Iosonouncane. Perché fare This is not Sanremo? L’idea è stata quella di reinventare delle nature morte dell’immaginario italiano della prima repubblica – decadenti, romantiche e perfette nella loro ambizione da prima serata – con una chiave di lettura da fanzine e attraverso un’estetica anni ottanta, fatta di fulmini, tagli, e messaggi sovrapposti. Lo si capisce bene dal poster dedicato a Luigi Tenco sottotitolato , con una citazione dei New Order. L’altra idea è stata affidare una “Controstoria a frammenti del festival di Sanremo” a Liborio Conca, giornalista e critico culturale che come Provinciali si è formato in una rivista musicale che oggi non esiste più, Il Mucchio Selvaggio. Rispetto ad altre testate puriste, Il Mucchio ha avuto sempre la tendenza a impicciarsi di storia e politica, e non a caso questo viaggio di Conca tra le schegge del Festival di Sanremo – da Brian Molko dei Placebo che sfascia la chitarra nel 2001 a Cavallo Pazzo che irrompe sulla scena nel 1992 – omaggia Pippo Baudo, che con istinto democristiano “per l’accoglimento e la risoluzione del conflitto” ospita una delegazione di operai dell’Italsider. Chissà cosa avrebbe fatto (e dovuto fare) Baudo con i lavoratori dello spettacolo e della musica oggi.

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Questo articolo è uscito sul numero 1399 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati