Alcune generazioni hanno la fortuna di assistere in diretta tv alla fuga di O.J. Simpson dalla polizia a bordo di un fuoristrada bianco. Altre si devono accontentare dell’adrenalina che arriva premendo freneticamente la combinazione di tasti “ctrl+f” sulla tastiera del computer, alla ricerca di informazioni rilevanti nelle email di Jeffrey Epstein, il finanziere condannato per abusi sessuali e traffico internazionale di minori e morto in carcere nel 2019. I documenti, resi pubblici il 12 novembre da una commissione d’inchiesta del congresso statunitense, contengono migliaia di messaggi scambiati da Epstein con i suoi contatti nel governo, nella Silicon valley e nella famiglia reale britannica. Al di là del brivido voyeuristico che si prova leggendole, le email permettono di capire certe dinamiche negli Stati Uniti di Donald Trump, un paese dove i ricchi e i potenti non sono abili manovratori ma solo adulatori maldestri, ansiosi di ingraziarsi le persone che contano, a prescindere da quanto siano cattive o depravate.
Molti dei messaggi indirizzati a Epstein sono entusiastici, perfino ossequiosi. Si chiedono favori, informazioni riservate su Donald Trump – meglio se compromettenti – o semplicemente consigli. In alcuni casi il finanziere risponde in modo arrogante (“da modificare”, scrive a chi gli aveva chiesto di inoltrare un invito). Quando dalle sue parole trapela il suo carattere – “Ragazze? Attento, potrei riprendere vecchie abitudini…”, risponde a un’email innocua in cui era contenuta la parola ragazze – la cosa viene regolarmente tollerata o ignorata. Forse l’elemento più sorprendente è la sua banalità. Epstein spediva email in continuazione, spesso di una sola riga e a malapena comprensibili, a consulenti politici, giornalisti e persone famose come Peter Thiel, imprenditore della Silicon valley e alleato di Trump.
Alcune delle email sembrano quasi invenzioni dei seguaci di QAnon
Le email di Epstein mi hanno ricordato i messaggi di Elon Musk resi pubblici nel 2022 nell’ambito di una disputa legale con Twitter. Anche in quel caso abbiamo scoperto l’esistenza di una cricca di uomini innamorati delle proprie idee e impegnati in conversazioni insulse e gossip irrilevanti. In uno scambio particolarmente emblematico, l’economista Larry Summers – ex presidente di Harvard e importante funzionario economico nelle amministrazioni Barack Obama e Bill Clinton – scrive a Epstein per lamentarsi delle donne. “Voglio capire perché l’élite di questo paese pensa che se uccidi tuo figlio picchiandolo e abbandonandolo è irrilevante per l’ammissione ad Harvard, mentre se ci hai provato con qualche donna dieci anni fa non puoi lavorare in un centro studi o in tv”, scrive Summers. In passato l’economista ha ammesso di essersi “pentito” dei suoi “rapporti personali con Epstein” (dopo la pubblicazione delle email ha annunciato che rinuncerà agli impegni pubblici).
Altre email sono particolarmente inquietanti alla luce dell’arresto di Epstein per traffico di minori. Nel marzo 2016 scrive a Thomas Barrack, alleato di Trump e attuale ambasciatore statunitense in Turchia: “Mandami foto di te e del bambino, fammi sorridere”.
Frullatore online
Trump ha detto che le email fanno parte di una macchinazione dei democratici, che “stanno ritirando fuori la bufala di Jeffrey Epstein perché farebbero di tutto per nascondere il loro fallimento totale sullo shutdown e su altri temi”, ha scritto sul social network Truth.
Le email confermano che, alla vigilia e durante il primo mandato di Trump, Epstein comunicava con giornalisti che erano alla ricerca di scandali sul presidente. Nelle email il finanziere discute spesso anche dei suoi rapporti personali con lui. “Voglio farti notare che uno che è rimasto in silenzio è Trump”, scrive Epstein nel 2011 alla sua collaboratrice e complice Ghislaine Maxwell, attualmente detenuta per traffico di minori a scopi sessuali. In un’email inviata a se stesso, Epstein scrive che Trump “è venuto a casa mia molte volte”; in un’altra, scrive di aver “dato” una ragazza di vent’anni a Trump; in un’altra, sostiene che Trump abbia “passato ore” con una “vittima” mentre era a casa sua (l’espressione “vittima” è inserita nel documento al posto del nome della persona, censurato). In un’occasione, Epstein scrive a un giornalista: “Ti piacerebbe avere foto di donald con ragazze in bikini nella mia cucina?”. Nei messaggi con diversi destinatari, Epstein definisce Trump “corrotto”, peggiore “nella vita reale e da vicino” e “al limite della follia”.
Ma sembra anche che Epstein facesse da consulente informale per varie persone vicine a lui. Si scriveva spesso con i suoi alleati, come Thiel e Steve Bannon, ideologo dell’estrema destra. In un’email del 21 agosto 2018, inviata a un destinatario sconosciuto, Epstein scrive: “1. Peter Thiel è in città. 2. Assicuriamoci che tu mantenga la tua posizione in primo piano. Strategia ecc. 3 allo stesso tempo. Non prendere posizione su di me. Non ne vale la pena per il momento. Elezioni di metà mandato. Eccessiva esposizione, crea rischi di caduta rovinosa. 4. Lo scroccone (ancora in contatto con Ivanka) mi ha contattato , mi ha chiesto come può riconnettersi con te. ?? L’ho incontrato solo una volta. strano. 5/”.
È una rappresentazione quasi perfetta del “carteggio” Epstein in tutto il suo confuso e sgrammaticato squallore. A causa dello stile di scrittura elementare, della vaghezza e dell’abitudine di citare nomi senza spiegazioni, queste email alimentano sia speculazioni scriteriate sia timori legittimi. Contengono abbastanza dettagli da mettere in agitazione chi le legge, ma non forniscono un quadro comprensibile della situazione. In sostanza, sono carburante esplosivo per le teorie del complotto ma allo stesso tempo suggeriscono manovre dietro le quinte assolutamente reali.
Alcune delle email sembrano quasi invenzioni dei seguaci di QAnon. Uno dei documenti più inquietanti è un messaggio inviato da Epstein a se stesso sei giorni prima del suo arresto, nel 2019, che aveva come oggetto “lista per bannon steve”. Il testo è una lista di qualche decina di nomi, di cui solo alcuni sono riconoscibili. Non c’è nessun contesto, solo un elenco stilato dall’uomo al centro della più discussa teoria del complotto del ventunesimo secolo, 41 giorni prima della sua misteriosa morte in cella.
È presto per dire quali saranno le conseguenze della pubblicazione delle email. I messaggi indicano chiaramente che Epstein e Trump hanno avuto un rapporto più lungo e stretto di quanto il presidente abbia dichiarato, e lasciano pensare che fosse quantomeno a conoscenza della depravazione del finanziere. Di sicuro, le email semineranno un enorme caos online. Contengono una quantità di nomi famosi, insinuazioni e rivelazioni tale da attirare l’attenzione, ma sono anche una tempesta perfetta di interpretazioni senza contesto e una fonte inesauribile di contenuti scabrosi, facilmente accessibili per chiunque e per qualsiasi fine politico.
◆ Il 18 novembre 2025 il congresso degli Stati Uniti ha votato a larga maggioranza per ordinare al dipartimento di giustizia di rendere pubblici i documenti raccolti durante i processi contro Jeffrey Epstein, il finanziere condannato per abusi sessuali e traffico internazionale di minori e morto in carcere nel 2019. Dopo la pubblicazione di una serie di rivelazioni, gli esponenti di entrambi i partiti avevano chiesto la pubblicazione di tutti i documenti. All’inizio il presidente Donald Trump si era opposto, ma ha cambiato idea quando si è reso conto che così avrebbe alimentato la percezione che avesse qualcosa da nascondere sui suoi rapporti con Epstein. La vicenda ha comunque creato una spaccatura fra Trump e una fazione del suo partito, che chiede maggiore trasparenza. Secondo i sondaggi, la maggioranza dell’opinione pubblica non approva il modo in cui il presidente ha gestito la vicenda. Bbc
Considerando che molti nomi dei destinatari sono stati censurati e che gli scambi cominciano e si interrompono senza un criterio preciso, molte email sono materiale ideale per costruire teorie plausibili ma impossibili da dimostrare. Un messaggio di Epstein al giornalista Michael Wolff, che include l’affermazione che Trump “sapeva delle ragazze e ha chiesto a ghislaine di fermarsi”, è usato dai commentatori di destra come prova del fatto che Trump ha agito eroicamente per fermare Epstein. “Trump è stato il primo a smascherarlo. È per questo che lo hanno preso di mira”, ha detto Alex Jones, conduttore radiofonico di estrema destra.
Le email sono problematiche anche per altri motivi. Quando è stato reso pubblico il libro con gli auguri di molte persone in occasione del cinquantesimo compleanno di Epstein, ho scritto che i messaggi ossequiosi dimostravano che “c’è del marcio in almeno un gruppo di potenti, evidentemente convinti che il loro denaro e il loro potere li rendano invincibili”. Ora sappiamo che il libro era solo la punta dell’iceberg. Anche se è ragionevole presumere che non tutte le persone che scambiavano messaggi con Epstein fossero consapevoli della portata dei suoi crimini, resta il fatto che parliamo di un noto molestatore sessuale che aveva accettato un patteggiamento molto sospetto per evitare una lunga condanna per traffico sessuale. Ma molte figure influenti erano disposte a ignorare i suoi crimini, il suo comportamento raccapricciante e le sue osservazioni insensate pur di ottenere qualcosa da lui.
Verità e complotto
In questo senso le email potrebbero esaurire definitivamente la fiducia dell’opinione pubblica nei confronti della classe politica, degli amministratori e dei ricchi. Il sentimento populista – basato sull’idea che le élite siano corrotte e siano protette dall’impunità – è stato cavalcato con successo da Trump. Il presidente ha amplificato e sostenuto la teoria del complotto QAnon, secondo cui una cerchia di pedofili agisce nell’ombra per controllare gli eventi mondiali. I suoi seguaci descrivono un’élite immorale che è allo stesso tempo malvagia ed estremamente abile.
Le rivelazioni sul caso Epstein fanno pensare che c’è qualcosa di vero in questa teoria: alcune delle persone più potenti del mondo comunicavano effettivamente tra loro attraverso un uomo che aveva messo in piedi un traffico di minori per scopi sessuali.
Allo stesso tempo mostrano una realtà molto più banale della finzione: le élite non sono organizzate né ipercompetenti. Al contrario, scambiano messaggi con i predatori sessuali senza usare parole in codice, vantandosi apertamente di spassarsela con le ragazze alle feste a tema hawaiano.
Le teorie del complotto sono uno strumento inefficace per trovare un senso in un mondo palesemente insensato. Ma la verità è molto peggio del complotto: non c’è bisogno di essere un genio del male per farla franca commettendo le peggiori nefandezze. Basta che tutti gli altri siano disposti a chiudere un occhio. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1641 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati