“Presidente! Presidente!”. Il 16 marzo una folla di diciottomila sostenitori di estrema destra, riunita a Rio de Janeiro sulla spiaggia di Copacabana con indosso maglie da calcio verdeoro, chiedeva a gran voce l’amnistia per i responsabili dell’assalto alle istituzioni di Brasília dell’8 gennaio 2023 e per Jair Bolsonaro, che rischia 43 anni di carcere per il tentato colpo di stato della fine del 2022. Ma, a sorpresa, le acclamazioni di quel giorno non erano rivolte all’ex presidente brasiliano, al potere dal 2019 al 2022, ma all’uomo robusto al suo fianco, con i capelli grigi e il viso butterato. Tarcísio de Freitas ha risposto abbozzando un sorriso d’intesa. Sapeva di essere l’uomo del momento.
Oggi de Freitas, 49 anni, è al vertice della politica. Dal 2023 governa lo stato di São Paulo, dirige dal 2023 la “locomotiva” del paese, che ha gli stessi abitanti della Spagna (circa 46 milioni) e genera da sola un terzo della ricchezza nazionale. A Copacabana “Tarcísio”, come lo chiamano i brasiliani, il più probabile successore di Jair Bolsonaro, sfoggiava una maglietta con il numero 10, quello del fantasista. Nel paese del calcio, non è un’allusione da poco.
Ultimamente de Freitas è ovunque, impegnato a girare il Brasile e il mondo per perfezionare il suo ruolo di “rappresentante” paulista. In un paese che va fiero delle sue enormi dighe, delle strade lunghe quattromila chilometri e di una capitale costruita da zero, le opere che lui ha voluto sono fonte di stupore. La linea 6 della metropolitana di São Paulo, attualmente il più grande cantiere infrastrutturale dell’America Latina, impegna più di diecimila lavoratori.
In due anni il governatore ha fatto costruire cinquantamila alloggi, ha sistemato 6.700 chilometri di strade e ha imposto il trasferimento di ventiduemila funzionari dell’amministrazione statale sparsi nel territorio verso il centro di São Paulo, nel quartiere degradato di Campos Eliseos. Entro il 2030 lì sarà costruita una decina di grattacieli, per un costo complessivo di 720 milioni di euro.
Stile da bulldozer
“È una persona intraprendente”, dice un diplomatico che elogia lo stile “tecnico” e la “cortesia” di de Freitas, ammirando il suo interesse per le biotecnologie, l’intelligenza artificiale e l’ambiente. In una regione colpita da incendi e inondazioni, nel 2024 il governatore ha investito cinquanta milioni di euro per rafforzare la risposta delle città agli eventi naturali e a gennaio ha inaugurato un consiglio sul cambiamento climatico.
Questa attenzione seduce i paulisti e perfino il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva (del Partito dei lavoratori, di sinistra), che non nasconde il suo fascino per lo stile da “bulldozer” del governatore. “Non gli sto chiedendo di sposarmi, e nemmeno lui a me. Ma proponiamo di lavorare insieme”, ha detto Lula il 27 febbraio a Santos, durante un evento al quale partecipavano entrambi. Una mano tesa che Tarcísio de Freitas ha subito afferrato: “Non è il momento delle dispute politiche. È necessario rispondere ai bisogni dei cittadini”.
“È un amministratore eccellente, appassionato alle questioni tecniche”, sottolinea Horácio Lafer Piva, 67 anni, ai vertici del gruppo Klabin (la più importante azienda brasiliana nella produzione di carta e cellulosa), che attribuisce questo rigore agli studi.
Tra il 2022 e il 2024 le morti provocate dalla polizia militare, agli ordini del governatore di São Paulo, sono più che raddoppiate
Nato a Rio de Janeiro nel 1975, figlio di un addetto alla manutenzione e di una collaboratrice domestica, de Freitas ha frequentato l’istituto militare di ingegneria. “Una scuola di livello eccezionale”, sottolinea Piva. Si è specializzato nei trasporti, per essere mandato ovunque nel paese.
Per un periodo è stato a Manaus, dove ha scoperto l’Amazzonia. Poi ha vissuto a Natal, nel nordest, dove ha conosciuto Cristiane, sua futura moglie, laureata in amministrazione pubblica. Con lei ha avuto due figli. Di carattere riservato, de Freitas evita di esporre la sua famiglia ai mezzi d’informazione. Infatti si sa molto poco della sua vita privata. Sul piano calcistico resta fedele al Flamengo, la mitica squadra di Rio de Janeiro. In passato ha espresso simpatia per l’impero del Brasile (1822-1889), che avrebbe secondo lui “pensato il paese con anni di anticipo”. Apprezza i libri di economia, riconosce di avere un debole per il sertanejo, una sorta di country brasiliano molto sdolcinato, e dice di adorare la trilogia del Padrino di Francis Ford Coppola.
Brillante ufficiale, è stato promosso capitano prima di essere inviato nel 2005 ad Haiti, dove ha diretto la sezione di ingegneria della Minustah, la missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione del paese, all’epoca guidata dal Brasile. Intorno a quell’esperienza si è formata una generazione di ufficiali, che si considerano parte di un’élite di gran lunga superiore ai politici di Brasília. In seguito, molti di loro si sono uniti a Jair Bolsonaro.
Di ritorno da Port-au-Prince, il capitano ha abbandonato l’uniforme per entrare nella pubblica amministrazione. Dopo un periodo al controllo generale dell’Unione, l’ufficio che supervisiona le spese statali, è entrato al dipartimento delle infrastrutture, che gestisce la manutenzione dei 75mila chilometri di strade federali, assumendone la direzione nel 2014.
In quel periodo il futuro governatore di destra si è avvicinato alla presidente di sinistra Dilma Rousseff, dello stesso partito di Lula, alla guida del Brasile dal 2011 al 2016. Entrambi autoritari e rigidi, ammiratori dell’efficienza, si somigliavano e s’intendevano a meraviglia. “Ho lavorato con la presidente Dilma anche se non ero politicamente allineato con lei”, ha dichiarato il governatore nel 2024. “Con me è sempre stata molto rispettosa. Non ho nulla da rimproverarle. Al contrario, posso solo esserle riconoscente”.
Tutto questo non gli ha impedito di unirsi all’estrema destra, nel 2019. Nominato ministro delle infrastrutture da Bolsonaro, de Freitas ha seguito la sua linea ultraliberista e favorevole all’industria dell’agricoltura. Ha privatizzato decine di aeroporti e terminal portuali, ha asfaltato migliaia di chilometri di strade per facilitare l’esportazione delle materie prime e ha rilanciato il controverso progetto Ferrogrão, una ferrovia che dovrebbe sventrare l’Amazzonia per novecento chilometri.
L’anonimo ingegnere improvvisamente ha assunto un rilievo nazionale. Quelle opere lo hanno fatto conoscere a tutti i brasiliani, la sua competenza economica ha incantato diplomatici e investitori stranieri, diffidenti verso gli scatti d’ira del presidente in carica. “Tarcísio è il mio ministro più importante”, diceva nel 2021 Jair Bolsonaro, che lo definiva “fantastico”, e che l’anno successivo lo ha lanciato come candidato alla carica di governatore di São Paulo.
Vittoria a sorpresa
Contro Fernando Haddad, pupillo di Lula ed ex sindaco di São Paulo, de Freitas sembrava avere poche possibilità, dato che non aveva mai vissuto nella regione che voleva amministrare. Intervistato da una giornalista, non è riuscito a ricordarsi qual era il suo seggio elettorale.
Con una manovra disperata, la sua squadra è arrivata al punto di creare un caso mediatico su uno scambio di colpi d’arma da fuoco avvenuto vicino al luogo di un suo comizio, presentandolo come un attentato. Le autorità hanno smentito l’ipotesi, aprendo un’indagine per accertare che non si fosse trattato di una messa in scena.
Eppure, in uno stato conservatore come São Paulo, il rifiuto della sinistra ha prevalso: nonostante una campagna elettorale non certo esaltante, nel 2022 il delfino di Bolsonaro si è imposto con il 55,2 per cento dei voti sul candidato di Lula. Da allora è diventato imprescindibile. “Tarcísio è eccezionale”, dice con entusiasmo Washington Cinel, ex poliziotto, fondatore di Gocil, la più grande società di sicurezza privata in Brasile, e generoso donatore del campo ultraconservatore. “Dopo Bolsonaro è il nostro leader migliore”, aggiunge.
Una volta salito al potere, Tarcísio de Freitas ha tirato fuori la “motosega”, in modo simile a quanto fatto da Javier Milei in Argentina o Elon Musk negli Stati Uniti. Ha ridotto del 20 per cento i dirigenti dell’amministrazione pubblica e ha consegnato una grossa porzione delle società pubbliche al settore privato, dando in concessione strade, ferrovie, lotterie, traghetti, ma anche la gestione di 143 scuole. È arrivato al punto di privatizzare un gioiello dello stato, la Sabesp, la più grande azienda pubblica per la fornitura idrica e il trattamento delle acque reflue. “Tarcísio vuole ridurre lo stato alle sue funzioni minime di controllo. Per lui il privato è sinonimo di trasparenza ed efficienza”, afferma Lucas Bove, deputato conservatore all’assemblea legislativa dello stato di São Paulo (Alesp). Questo piano, applaudito dal mondo imprenditoriale, ha suscitato la rabbia della sinistra. “Tarcísio de Freitas è il peggior prodotto della politica brasiliana. Il suo linguaggio è più civile di quello di Bolsonaro, ma nella sostanza sono identici. Sono due facce della stessa medaglia”, accusa Paulo Fiorilo, deputato del Partito dei lavoratori (Pt) di Lula.
Fiorilo insiste anche sui continui ammiccamenti all’elettorato di estrema destra: de Freitas ha annullato le sanzioni contro i funzionari pubblici non vaccinati per il covid-19 e ha trasformato molte scuole in istituti civili-militari.
◆ 1975 Nasce a Rio de Janeiro, in Brasile.
◆ 1996 Dopo aver studiato ingegneria alla scuola Agulhas negras military academy, entra nell’esercito.
◆ 2005 Viene inviato in missione ad Haiti.
◆ 2014 In qualità di direttore generale del dipartimento per le infrastrutture collabora con la presidente di sinistra Dilma Rousseff.
◆ 2019 Diventa ministro delle infrastrutture nel governo di destra di Jair Bolsonaro.
◆ 2022 Vince le elezioni locali e diventa il governatore dello stato di São Paulo.
Pur essendo cattolico, non manca mai ai raduni evangelici, ai quali parla con le braccia rivolte al cielo, come un pastore. Il suo partito, Republicanos, è controllato dalla Chiesa universale del regno di Dio (Iurd), che possiede la seconda rete televisiva del Brasile e appoggia Bolsonaro. A marzo 2024 ha fatto visita a Benjamin Netanyahu in Israele, una figura molto apprezzata da un’ampia parte dei pentecostali brasiliani.
Il 20 gennaio ha festeggiato il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca posando sui social media con indosso un berretto del movimento Maga (Make America great again). Secondo le ong, le sue posizioni in campo ecologico sono in linea con quelle del presidente statunitense e puntano ad adattare l’economia al riscaldamento globale invece di ridurre le emissioni dei gas serra.
Il trasferimento degli uffici statali nel quartiere di Campos Eliseos suscita inoltre l’indignazione dei difensori dei diritti umani, perché comporterà la distruzione di una favela e l’espulsione di migliaia di senzatetto e tossicodipendenti. Nel 2023 la squadra di Tarcísio de Freitas ha suggerito l’idea di prelevare cinquantamila senzatetto della metropoli per farli lavorare nei campi.
La sua politica sulla sicurezza è altrettanto problematica. Contrario alla dotazione di videocamere sulle divise delle forze dell’ordine, ha affidato il suo segretariato alla sicurezza pubblica a Guilherme Derrite, un ex ufficiale di polizia che una volta ha detto che per un agente non avere “almeno tre omicidi” all’attivo sarebbe motivo di vergogna.
Tra il 2022 e il 2024 i decessi provocati dalla polizia militare, agli ordini del governatore, sono più che raddoppiati, passando da 256 a 650. “La gente può andare a lamentarsi all’Onu o al diavolo, non me ne frega niente!”, ha dichiarato Tarcísio de Freitas.
Arma letale
A destra molti vorrebbero che fosse lui il candidato alle elezioni presidenziali del 2026. “Tarcísio è imbattibile, è la nostra arma letale”, dice con entusiasmo il milionario Washington Cinel. Ufficialmente questa ipotesi è fuori discussione. “Il mio candidato alle presidenziali è Jair Bolsonaro”, ha ribadito Tarcísio de Freitas il 24 marzo.
“Il governatore vuole essere rieletto e lasciare un’eredità. Ha ragione”, dice Gilberto Kassab, che guida il dipartimento per le relazioni istituzionali e anche il Partito socialdemocratico (di centro), la più grande formazione politica del Brasile. Un sostegno al momento giusto.
A febbraio il governatore ha confidato alla sua cerchia ristretta di essere pronto a scendere in campo nel 2026. Ma la strada da São Paulo a Brasília è lunga. Se si ricandidasse, secondo l’istituto Datafolha, Lula otterrebbe il 55 per cento dei voti contro de Freitas.
Ma, soprattutto, Jair Bolsonaro lascerà le redini dell’estrema destra? Il “Mito”, come lo chiamano i suoi sostenitori, si ritiene insostituibile. Il 23 marzo in un’intervista è stato categorico: “Passerò il testimone solo quando sarò morto”. ◆ fdl
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Questo articolo è uscito sul numero 1616 di Internazionale, a pagina 70. Compra questo numero | Abbonati