Gli ultimi colloqui sulla Libia a Mosca sono stati un insuccesso. Facendo pressioni sui loro protetti, Russia e Turchia erano riuscite a convocare nella capitale russa il maresciallo Khalifa Haftar, capo dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Enl), e Fayez al Sarraj, primo ministro del governo di accordo nazionale (Gna), riconosciuto dalla comunità internazionale. Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdoğan speravano di poter ottenere un cessate il fuoco, ma Haftar, evidentemente insoddisfatto dei termini dell’accordo, se n’è andato prima di firmare. Un totale fallimento per russi e turchi, che contavano su quest’incontro per consolidare il vantaggio che hanno acquisito a scapito dell’Europa in Libia.

Cos’avrà pensato Haftar? Le recenti conquiste militari gli hanno dato alla testa tanto da poter pensare di sfidare la Russia, il suo alleato più importante? O ha cercato di alzare la posta in gioco? Così facendo l’uomo forte dell’est della Libia è riuscito a irritare Mosca, che non si aspettava una simile intransigenza. Secondo alcune fonti, il maresciallo libico non ha apprezzato che nel documento – elaborato dalla Turchia – gli si chiedesse di ritirare le truppe dai dintorni della capitale. Per un militare come lui è inconcepibile rinunciare a una posizione favorevole sul campo di battaglia. Inoltre Haftar avrebbe avanzato pretese eccessive, come la partenza immediata dei soldati turchi appena arrivati in Libia. Da entrambe le parti è mancata la volontà di far cessare le ostilità.

I diplomatici russi, per mascherare il loro disagio, promettono una prosecuzione dei negoziati e puntano sul vertice in programma a Berlino il 19 gennaio. Ma non c’è da aspettarsi un risultato diverso. Tanto più che in Turchia Erdoğan è ripartito all’attacco e, davanti al parlamento del suo paese, ha minacciato di infliggere ad Haftar la lezione che merita se continuerà l’avanzata su Tripoli. In questo contesto il lavoro di chi vuole la pace non sembra affatto facile. Senza contare che, dietro le buone intenzioni di facciata, la posizione strategica della Libia e le sue immense riserve di petrolio fanno gola a molti. ◆fsi

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Questo articolo è uscito sul numero 1341 di Internazionale, a pagina 11. Compra questo numero | Abbonati