Per il Cremlino è stato un avvertimento: nella sua opera di demolizione dell’opposizione, il potere russo dovrà fare i conti con la piazza. Il 23 gennaio decine di migliaia di persone hanno manifestato nelle città di tutta la Russia per chiedere la liberazione del blogger e oppositore Aleksej Navalnyj, arrestato il 17 gennaio al suo rientro dalla Germania, cinque mesi dopo il suo avvelenamento in Siberia. Da Vladivostok a Kaliningrad le manifestazioni, tutte non autorizzate, si sono svolte in 114 città, un numero molto più alto rispetto a quello che avevano previsto i collaboratori di Navalnyj. Le mobilitazioni hanno raccolto decine di migliaia di persone, e in alcune città – Irkutsk, Novosibirsk, Perm, Ekaterinburg – sono state imponenti. Perfino a Jakutsk, con 53 gradi sottozero, hanno manifestato centinaia di persone.

La mobilitazione di Mosca non ha portato in piazza la marea umana che l’opposizione sperava, ma sarà comunque ricordata come la più grande manifestazione non autorizzata degli ultimi vent’anni. L’agenzia France-Presse ha calcolato che nella capitale hanno sfilato 20mila persone (altrettante a San Pietroburgo), mentre l’agenzia britannica Reuters ha parlato di 40mila partecipanti. Secondo le stime della polizia, erano non più di quattromila. Un’ong indipendente specializzata nel conteggio dei manifestanti ha fornito una stima che oscilla tra 18mila e 35mila.

Queste discrepanze si spiegano con la forma caotica che ha assunto la manifestazione. La folla compatta che si era radunata in piazza Puškin, costretta tra i cordoni delle forze di sicurezza, si è infatti rapidamente dispersa nelle vie laterali. Priva di leader e incalzata dalla polizia, ha vagato in un’ampia zona del centro della capitale. Accanto agli slogan abituali – “Libertà”, “Putin ladro!” – ne sono risuonati altri che facevano riferimento al film Dvorets dlja Putina (Un palazzo per Putin), realizzato da Navalnyj e diffuso online la scorsa settimana, che in pochi giorni è stato visto più di 85 milioni di volte. L’inchiesta sul palazzo segreto costruito da un gruppo di “amici” per il presidente Putin sulle rive del mar Nero è diventato il principale strumento di mobilitazione della squadra di Navalnyj. In piazza c’erano manifestanti che sventolavano spazzoloni per il water, un riferimento agli scopini fatti arrivare dall’Italia al costo di 700 euro l’uno per una dépendance del palazzo del presidente. Un’altra novità sono stati gli incessanti colpi di clacson con cui gli automobilisti di passaggio hanno accompagnato e sostenuto le manifestazioni. In Russia di solito i cortei dell’opposizione si svolgono nell’indifferenza dei passanti e degli automobilisti. “Chi non è sceso in piazza ha cominciato a guardare i manifestanti in modo neutrale, o perfino con simpatia, e questa per il potere è una minaccia ancora più grave del gran numero di persone che si sono mobilitate”, ha detto il politologo Vladimir Pastuchov alla radio Eco di Mosca.

Senza raggiungere proporzioni da record, la mobilitazione è stata comunque importante, soprattutto se si considerano tutti gli sforzi che le autorità hanno fatto per impedirla. Oltre ai tradizionali arresti preventivi dei leader dell’opposizione, stavolta ci sono state la censura sui social network, le minacce di espulsione per gli studenti universitari che avrebbero partecipato ai cortei, l’organizzazione di lezioni obbligatorie a scuola nelle ore della manifestazione, gli avvertimenti ai genitori, le visite della polizia ai semplici cittadini e così via. La varietà degli strumenti usati ricorda il modo in cui Navalnyj è stato accolto al suo rientro in Russia: l’aeroporto d’arrivo cambiato all’ultimo minuto, i trenta giorni di detenzione decisi da giudici convocati d’urgenza in un commissariato di polizia, la moltiplicazione dei processi a suo carico.

Un manifestante arrestato dalla polizia. Mosca, 23 gennaio 2021 (Sergey Ponomare​v, The New York Times/Contrasto)

Mesi cruciali

In tutto il paese la polizia ha arrestato più di 3.500 persone. Queste operazioni, che sono la norma in occasione di manifestazioni senza autorizzazione, hanno provocato una reazione insolita nei manifestanti. Gruppi di persone si sono battuti per sottrarre alla polizia i dimostranti che erano stati fermati e c’è anche chi ha attaccato a mani nude gli agenti, ovviamente molto numerosi, ben equipaggiati e con i numeri di matricola nascosti sotto le visiere dei caschi.

Gli scontri hanno avuto luogo in diverse città e, stando al ministero dell’interno, quaranta poliziotti sono rimasti feriti. Bottiglie di vetro e petardi sono stati lanciati contro gli agenti, e circa cinquanta giornalisti sono stati arrestati o feriti. Anche la moglie di Navalnyj, Julija, è rimasta in stato di fermo per diverse ore.

Le televisioni pubbliche, che non avevano annunciato le manifestazioni, hanno invece mostrato le immagini degli scontri per descrivere il movimento come violento e intenzionato a destabilizzare la Russia, secondo il canovaccio sperimentato in Bielorussia. Il ministero degli esteri ha affermato che l’ambasciata degli Stati Uniti aveva incoraggiato le manifestazioni, arrivando a “pubblicare gli itinerari” del percorso. In realtà la rappresentanza diplomatica statunitense aveva raccomandato ai suoi cittadini di non partecipare alla mobilitazione, indicando online i luoghi dove si sarebbe svolta.

Il prossimo bersaglio della repressione saranno i social network

Le violenze che si sono viste il 23 gennaio sono insolite in Russia, e la ragione è semplice: alzare le mani contro un poliziotto significa rischiare una pena di diversi anni di prigione. Alcune persone che nell’estate del 2019 avevano partecipato alla mobilitazione per chiedere elezioni libere per il comune di Mosca sono state condannate a pene detentive per aver tirato bicchieri di plastica contro gli agenti. Il giornale Novaja Gazeta ha pubblicato le testimonianze di ragazzi a cui sarebbero state offerte delle somme di denaro da sconosciuti per provocare scontri.

Queste violenze, sebbene limitate, la dicono lunga sulla frustrazione e sulla rabbia di una parte dell’opposizione, in un clima di disordine sociale e politico. La sorte di Navalnyj – che la scorsa estate è sopravvissuto a un tentativo di omicidio su cui aleggia l’ombra dei servizi di sicurezza dell’Fsb e oggi rischia una lunga detenzione – sembra segnata.

Nei suoi confronti le autorità hanno dimostrato una tale ostinazione che l’ipotesi di una scarcerazione sembra molto improbabile, nonostante le speranze dei sostenitori. In ogni caso una soluzione del genere sarebbe inaccettabile per l’Fsb, che gestisce il caso. “L’unico obiettivo ragionevole delle manifestazioni di oggi è evitare che lo uccidano”, ha scritto su Facebook Gleb Pavlovski, politologo ed ex consigliere di Putin. “Aspettarsi di più sarebbe irrealistico”.

Anche la speranza di influire sulla deriva repressiva del Cremlino sembra esile, soprattutto dopo l’adozione nelle ultime settimane di una serie di nuove leggi che riducono le libertà politiche. In futuro le mobilitazioni che saranno ritenute poco importanti i servizi di sicurezza avranno buon gioco a mettere a tacere i dissidenti; al contrario, quelle di grande rilevanza potranno diventare il pretesto per ulteriori giri di vite. In ogni caso, i social network sembrano essere diventati il prossimo bersaglio della repressione: nei giorni scorsi le autorità hanno imposto ad alcune piattaforme di cancellare gli interventi favorevoli all’opposizione.

Da sapere
Da Berlino a Mosca

◆ Il 23 gennaio 2021 decine di migliaia di persone hanno manifestato in tutta la Russia per chiedere la scarcerazione del blogger e oppositore Aleksej Navalnyj, che da anni denuncia la corruzione del regime di Vladimir Putin. Navalnyj è stato arrestato a Mosca il 17 gennaio al suo rientro da Berlino, dove era stato trasportato ad agosto per essere curato da un avvelenamento con una sostanza nervina. Navalnyj ha sempre accusato il Cremlino di aver cercato di ucciderlo. Dopo un’udienza celebrata in un commissariato di polizia, è stato condannato a 30 giorni di carcere, a quanto pare per aver violato i termini di una condanna per appropriazione indebita del 2013, poi sospesa. Il 18 gennaio ha fatto appello ai suoi sostenitori, chiedendogli di manifestare per la sua liberazione. **
◆Gli **Stati Uniti e l’Unione europea hanno subito chiesto la scarcerazione di Navalnyj. Nonostante le insistenze di Estonia, Lituania e Polonia, Bruxelles non ha ancora deciso se varare nuove sanzioni contro la Russia. Bbc


“L’unica strada possibile è quella che porta a una repressione come quella in atto in Bielorussia”, ha osservato il politologo Dmitrij Oreškin sulla rete tv Dožd. “In passato il potere riusciva a mantenere la calma, ma ora non ha più risorse o risposte, ed è costretto a ricorrere a una gestione poliziesca del malcontento. Possiamo solo rallegrarci che ancora non ci sparino addosso”.

Questo scontro frontale si sta intensificando e i prossimi mesi e anni si annunciano cruciali e molto tesi, a cominciare dalle elezioni politiche del settembre 2021 fino all’ipotesi sempre aperta di un cambio della guardia al Cremlino.

In questa situazione, l’opposizione vuole continuare a fare pressioni sul potere, almeno fino alle udienze che dovranno decidere il futuro di Navalnyj. “Per salvarlo basterebbe che il numero dei manifestanti si avvicinasse a quello del pubblico che guarda online le sue inchieste”, ha osservato il filosofo Kirill Martynov sulla Novaja Gazeta. “Ma il 23 gennaio è stato importante anche per un’altra ragione. I moscoviti e gli abitanti delle altre regioni del paese hanno dimostrato di avere degli interessi e delle rivendicazioni in comune: lo stato di diritto, la sicurezza personale, la fine della corruzione”. Una nuova manifestazione è prevista per il 30 gennaio, ma i più stretti collaboratori di Navalnyj, condannati a dieci giorni di carcere per aver organizzato l’ultimo corteo, saranno ancora in prigione. ◆ adr

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1394 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati