La Greyhound, storica compagnia di pullman statunitense, ha annunciato che sospenderà le sue attività in Canada. “Il nostro servizio si basa sulla vendita dei biglietti: non siamo più in grado di garantirlo vista la notevole riduzione dei passeggeri e dei ricavi”, ha dichiarato l’azienda in un comunicato stampa. La compagnia era già in difficoltà prima della pandemia, tanto che aveva cancellato le sue tratte nella zona occidentale del paese nel 2018, e il covid-19 ha inferto il colpo decisivo. A causa delle limitazioni agli spostamenti, all’inizio del 2020 i passeggeri della Greyhound sono diminuiti del 95 per cento.
La decisione causerà la perdita di più di quattrocento posti di lavoro ed è un duro colpo per i canadesi che vivono nelle aree rurali e usano i trasporti delle compagnie private. “È una notizia devastante per le migliaia di canadesi, soprattutto quelli appartenenti alle comunità indigene, che si spostavano grazie alla Greyhound”, ha dichiarato John Costa, presidente del sindacato dei lavoratori dei trasporti. “Gli anziani non potranno fare visita alle loro famiglie, gli studenti non riusciranno ad andare a scuola e molti altri rimarranno bloccati”.
Le colpe del governo
Per molto tempo la Greyhound, fondata circa un secolo fa per collegare le comunità rurali con le grandi città del Nordamerica, ha offerto prezzi convenienti e viaggi confortevoli. I suoi servizi erano fondamentali per chi non possedeva un’auto o aveva pochi soldi, ma doveva muoversi tra città diverse. Tuttavia, la nascita di piattaforme che permettono agli utenti di condividere i viaggi, i voli a basso costo e lo spopolamento delle piccole comunità rurali hanno lentamente ridotto il numero di passeggeri. I conseguenti tagli hanno alimentato un circolo vizioso che ha spinto i potenziali clienti a cercare mezzi di trasporto alternativi. Alcuni passeggeri dell’Ontario hanno dichiarato al Toronto Star che la chiusura delle tratte Greyhound complicherà le loro vite. Chantal O’Connor, una donna di North Bay, spiega che suo marito dovrà guidare per quattro ore fino a Iroquois Falls per vedere il figlio ogni due fine settimana.
Jo Ramsay, che è cresciuta nella provincia della British Columbia e poi si è trasferita a Toronto, dice che non potrà più spostarsi liberamente in Canada. “Mi sento confinata nella mia città. Non ho un’automobile e faccio già fatica a pagare l’affitto, quindi non posso permettermi nessun altro mezzo di trasporto che non siano i pullman della Greyhound”, spiega.
Sia la compagnia sia il sindacato hanno incolpato il governo federale e quello provinciale per non aver investito abbastanza nei trasporti interurbani su gomma in Canada. Costa sostiene che i governi “hanno ignorato per molti anni le richieste” di finanziamento federale della Greyhound Canada e del settore in generale. “Per questi lavoratori e le loro famiglie già colpite dalla pandemia, al danno si aggiunge la beffa”, dice.
Stuart Kendrick, vicepresidente della Greyhound Canada, afferma che l’azienda ha fatto “notevoli sforzi per contattare” il governo provinciale e quello federale in modo da ottenere un sostegno.
Nella vicenda è intervenuto anche il Nuovo partito democratico (Ndp), un partito di sinistra all’opposizione in parlamento, che ha invitato il governo federale di Justin Trudeau a investire in ferrovie e pullman. Particolarmente preoccupante, secondo l’Ndp, è l’impatto che il taglio delle linee avrà sulle comunità indigene di tutto il Canada. ◆ ff
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Questo articolo è uscito sul numero 1410 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati