I l giorno dopo il primo turno delle elezioni municipali croate del 16 maggio, la stampa locale e i social network sono stati inondati di foto di undici anni fa che ritraevano l’uomo che il 30 maggio è diventato il sindaco di Zagabria. Nelle immagini Tomislav Tomašević aveva uno striscione in mano o stava in piedi su un palco di fronte a migliaia di manifestanti, scesi in piazza a Zagabria per opporsi a un progetto edilizio sostenuto dall’allora sindaco della capitale, Milan Bandić. Bandić è morto a febbraio d’infarto mentre faceva campagna elettorale per ottenere il settimo mandato alla guida della capitale croata, una città con quasi un milione di abitanti, un quarto della popolazione totale del paese. Oggi Tomašević si prepara a prendere il suo posto, dopo che al ballottaggio ha sconfitto il cantante folk di destra Miroslav Škoro con il 65 per cento dei voti.
Tomašević, 39 anni, ha vinto in larga parte grazie alla reputazione che si è costruito da giovane facendo attivismo dal basso e opponendosi alla decadenza urbana di Zagabria negli anni della contestata amministrazione di Bandić. L’incarico gli farà acquisire importanza su scala nazionale e la formazione politica di cui fa parte Možemo! (Possiamo!) potrebbe diventare una forza con cui fare i conti, in un paese che, dall’indipendenza del 1991, è dominato da due soli partiti: i conservatori dell’Hdz e i socialdemocratici.
L’ascesa di Tomašević è cominciata con l’iniziativa Diritto alla città del 2010, quando guidò le proteste contro la costruzione di un parcheggio sotterraneo in via Varsavska, a Zagabria, dove l’imprenditore Tomislav Horvatinčić aveva costruito un centro commerciale di lusso. Ai quattromila manifestanti radunati di fronte al cantiere, Tomašević disse che Bandić non era un cavallo da soma al servizio della gente di Zagabria, ma “un cavallo di Troia che lavora contro il bene dei cittadini”.
Tomašević è uno dei pochi politici croati a non aver mai collaborato con Bandić. Il partito al potere, l’Unione democratica croata (Hdz, centrodestra), ha sostenuto regolarmente l’ex sindaco dopo la sua espulsione dai socialdemocratici e ha sostenuto il partito da lui fondato nel 2015. Bandić, fino al 2010 iscritto al Partito socialdemocratico, ha avuto una carriera movimentata. Era stato indagato più volte per corruzione. Nel 2014 era finito in carcere e nel 2018 era stato scagionato dall’accusa di aver ricevuto delle tangenti. Quando è morto era implicato in un secondo processo. L’ex sindaco era criticato anche per la scarsa trasparenza nella gestione della città e per le spese sostenute per realizzare progetti che i suoi detrattori consideravano poco più che capricci personali, come fontane e strani monumenti. Nel frattempo i problemi delle infrastrutture di Zagabria aumentavano.
Negli ultimi anni l’insoddisfazione nei confronti del governo di Bandić è cresciuta, così come l’intolleranza verso le persone arrivate in città da fuori, note nello slang di Zabagria come dotepenci. Bandić era nato in Bosnia, quando la Bosnia e la Croazia erano parte della repubblica federale jugoslava. Alcuni abitanti di Zagabria si sono convinti che la città avrebbe funzionato molto meglio se fosse stata amministrata da qualcuno che ci era cresciuto.
Contro la corruzione
Tomašević è nato a Zagabria, ma non ha mai criticato i dotepenci. Il suo partito infatti evita di farsi coinvolgere nelle dispute ideologiche del passato: in Croazia destra e sinistra si scontrano ancora sul ruolo del paese nella seconda guerra mondiale, sul passato jugoslavo e sulla guerra per l’indipendenza tra il 1991 e il 1995. Al contrario Možemo! si concentra sui problemi concreti che riguardano la comunità locale e sulla lotta alla corruzione.
Politici di sinistra come Tomašević non hanno nessun legame con la Jugoslavia e i comunisti del passato. “Dopotutto, quando la Jugoslavia si è disgregata nel 1991, lo zoccolo duro degli attuali elettori di sinistra o dei verdi faceva le elementari. Tomislav Tomašević aveva nove anni”, ha scritto il giornalista croato Robert Bajruši in un libro pubblicato da poco che ripercorre l’ascesa di Možemo!. Tomašević ha cominciato a impegnarsi come ambientalista da adolescente: a Zagabria ha guidato l’ong Zelena akcija (Azione verde) tra il 2007 e il 2012.
◆ 1982 Nasce a Zagabria, in Croazia.
◆ 1998 A sedici anni entra nell’associazione ambientalista Zelena akcija (Azione verde).
◆ 2006 Si laurea in scienze politiche all’università di Zagabria.
◆ 2013 Fa un master in ambiente, scienza e sviluppo all’università di Cambridge, nel Regno Unito.
◆ maggio 2021 È eletto sindaco di Zagabria con il 65 per cento dei voti, battendo al secondo turno il candidato di destra Miroslav Škoro.
Dopo la laurea in scienze politiche nella capitale, nel 2013 ha fatto un master in ambiente, scienza e sviluppo all’università di Cambridge, nel Regno Unito. Tornato in Croazia, ha lavorato alla Fondazione Heinrich Böll, un’associazione affiliata ai Verdi tedeschi, diventando poi responsabile del programma dell’Istituto di ecologia politica (Ipe), un gruppo di ricerca che si occupa di questioni ambientali e del loro impatto sulle disuguaglianze.
Durante la campagna elettorale Tomašević e Možemo! sono stati presi di mira dalla destra croata. Alcuni giorni prima delle elezioni del 16 maggio Stipo Mlinarić del Movimento patriottico di Miroslav Škoro ha dichiarato di aver sporto denuncia contro il candidato sindaco e il suo partito, accusandoli di aver ricevuto soldi dall’estero. Faktograf, un sito croato specializzato nella verifica delle informazioni, ha indagato sulla questione e non ha trovato prove del fatto che Možemo! fosse finanziato dall’estero. Tomašević ha contrattaccato durante un dibattito televisivo tra candidati sindaci, suggerendo che dietro il movimento di Škoro ci fossero i russi. Anche stavolta Faktograf ha dichiarato che questa accusa non era “supportata da prove concrete”.
Non è stato l’unico scontro pubblico con la destra. Ci sono stati anche tentativi di etichettare Tomašević come “serbo”, che per i nazionalisti, intolleranti nei confronti della minoranza etnica serba in Croazia, è considerato un marchio d’infamia. Tomašević ha risposto che non si definisce in quel modo, e ha aggiunto: “È inaccettabile che molti considerino ancora l’appartenenza di una persona al popolo serbo un motivo di discredito”.
Altri valori
L’ascesa di Tomašević ha fatto crescere l’attenzione anche sulla sua vita privata. Alcuni mezzi d’informazione hanno sostenuto che suo padre Smiljan è un sostenitore del Movimento patriottico di Miroslav Škoro, ma il giorno delle elezioni è stato visto nel quartier generale di Možemo! a sostenere il figlio. Nel libro di Bajruši, Tomašević dichiara che crescere in una casa dove c’erano idee politiche differenti gli ha insegnato ad “accettare chi ha opinioni diverse”.
La destra dipinge Tomašević come un estremista di sinistra, ostile ai “valori familiari tradizionali” cari a molti croati cattolici. In un’intervista al settimanale femminile croato Gloria, il nuovo sindaco di Zagabria ha dichiarato che lui e la moglie si sono sposati in una chiesa cattolica, nel corso di una cerimonia presieduta da suo zio, Ivo Tomašević, segretario generale della conferenza episcopale di Bosnia e Herzegovina. “Mia moglie e io abbiamo un rapporto particolare con la religione”, ha detto. “Non siamo atei, ma non siamo neanche dei classici credenti”. Ciò di cui non fa alcun mistero invece è il suo ambientalismo.
Tomašević ha promesso che rinuncerà all’automobile ufficiale da sindaco e si sposterà in bicicletta, a piedi o con i mezzi pubblici. Userà la macchina solo “per esigenze di protocollo”. ◆ ff
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Questo articolo è uscito sul numero 1412 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati