In un’Italia dove l’estate è arrivata in anticipo, gli affari vanno a gonfie vele per il ristorante a gestione familiare di Gabriele Di Sienna, 45 anni, che serve cibo spagnolo sulla spiaggia di Ostia, oltre ad affittare ombrelloni, lettini e cabine. Ma vede pochi motivi di festeggiare. Come altri proprietari degli stabilimenti balneari è preoccupato per il futuro della sua attività.
Per risolvere una lunga disputa tra l’Italia e l’Unione europea, il presidente del consiglio Mario Draghi ha deciso che tutte le concessioni balneari scadranno nel 2023 e che per gli anni successivi saranno assegnate con dei bandi di gara.
L’Unione europea afferma che finora in Italia c’è stata una mancanza di trasparenza nell’attribuzione delle concessioni sulle spiagge. I bandi garantirebbero più concorrenza nella gestione delle spiagge e più entrate allo stato per l’uso privato della costa pubblica. Eppure Di Sienna e i suoi due cugini – la terza generazione a gestire l’attività fondata da loro nonno nel 1964– temono di perdere l’azienda che li ha sostenuti per una vita. “È come perdere un figlio”, aggiunge Di Sienna. “Questa concessione era a vita e ora è tutto cambiato”.
Si stima che in Italia ci siano trentamila concessioni balneari private, che vanno da piccole capanne sulla spiaggia ai resort di lusso, e che occupino il 70 per cento della costa con ombrelloni e lettini.
Privatizzazione di beni pubblici
Marina Lalli, presidente di Federturismo Confindustria, afferma che queste attività sono parte integrante dell’economia balneare italiana.“I turisti in Italia vogliono le spiagge pronte per l’uso”, dice Lalli, che ha un albergo vista mare con settanta stanze, cinquecento lettini e 189 ombrelloni. “Solo una minoranza di persone va in spiaggia con il proprio ombrellone”.
Legambiente sostiene che queste attività impediscono l’accesso libero e gratuito a un importante ambiente naturale, e che le spiagge pubbliche sono di fatto privatizzate. Tutto ciò peggiora l’erosione delle coste e fa guadagnare molto poco allo stato. Gli stabilimenti generano ogni anno milioni d’introiti (in alta stagione e in alcune località un lettino può costare anche cento euro al giorno), ma i proprietari talvolta pagano poche migliaia di euro all’anno per la concessione.
Secondo l’Unione europea, con questa situazione l’Italia sta violando l’obbligo di garantire che le concessioni per la gestione di risorse naturali preziose abbiano una “durata limitata e siano assegnate attraverso una procedura aperta di selezione pubblica, fondata su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi”.
I proprietari degli stabilimenti balneari resistono da tempo alle richieste di Bruxelles per avere una maggiore concorrenza nella gestione delle spiagge italiane.
Nel luglio 2020, con il turismo in crisi a causa della pandemia, il precedente governo italiano aveva votato per allungare tutte le concessioni delle spiagge fino al 2033. Questo ha spinto la Commissione europea ad avviare una procedura d’infrazione contro l’Italia. Anche il consiglio di stato italiano, vertice della giustizia amministrativa, ha stabilito che un’estensione così lunga è illegale.
Il governo ha inserito i bandi di gara nel disegno di legge sulla concorrenza, che l’Italia deve adottare quest’anno per avere i soldi che l’Unione europea ha stanziato per affrontare il periodo di crisi causato dalla pandemia.
I funzionari governativi hanno detto di non aspettarsi uno sfratto generalizzato degli attuali concessionari, visto che i bandi di gara terranno conto delle famiglie che dipendono dalle attività balneari come unica fonte di reddito. Ma i bandi stabiliranno il principio che le concessioni non sono automatiche. Per evitare una crisi di governo è stato deciso di compensare chi perderà la concessione, anche se il criterio per determinare il valore delle attività non è stato ancora fissato.
Nonostante queste garanzie, molti proprietari temono che le grandi catene alberghiere internazionali possano spodestare i proprietari locali.
A Ostia, Di Sienna aspetta con ansia i dettagli delle gare d’assegnazione delle concessioni, che secondo lui decideranno probabilmente se potrà o meno conservare l’attività costruita dalla sua famiglia nel corso dei decenni. ◆ ff
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Questo articolo è uscito sul numero 1464 di Internazionale, a pagina 41. Compra questo numero | Abbonati