◆ Dopo una nottata di estenuanti trattative, la mattina del 22 novembre un compromesso dell’ultimo minuto ha evitato che la trentesima conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (Cop30) di Belém, in Brasile, si concludesse senza un accordo. La dichiarazione finale non menziona la tabella di marcia per l’abbandono dei combustibili fossili richiesta da una coalizione di più di ottanta paesi, che aveva incontrato l’opposizione inflessibile di un gruppo di stati petroliferi guidato dall’Arabia Saudita e dalla Russia. Al suo posto è stato incluso solo un vago riferimento al “consenso” raggiunto alla Cop28 nel 2023, quando per la prima volta era stato riconosciuto il bisogno di “allontanarsi” dalle fonti fossili. Questa omissione ha suscitato l’ira di molti delegati e ambientalisti, che hanno accusato gli organizzatori di aver ceduto alle pressioni saudite, ma il Brasile ha annunciato che i lavori sulla proposta continueranno su base volontaria e i risultati saranno presentati alla prossima conferenza. Anche un’altra tabella di marcia, quella per fermare la deforestazione, non ha trovato spazio nella dichiarazione finale, nonostante fosse stata presentata come una delle priorità della conferenza. Ma i paesi in via di sviluppo sono riusciti a raggiungere il loro principale obiettivo, cioè l’aumento dei contributi degli stati più ricchi al finanziamento delle misure di adattamento al cambiamento climatico, che dovrebbero arrivare a 120 miliardi di dollari all’anno entro il 2035.

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Questo articolo è uscito sul numero 1642 di Internazionale, a pagina 106. Compra questo numero | Abbonati