“Se l’incontro del 30 ottobre tra il presidente statunitense Donald Trump e il cinese Xi Jinping ( nella foto ) doveva allentare le tensioni commerciali, l’obiettivo è stato raggiunto solo di misura”, scrive Asia Times. “I dazi statunitensi sui precursori del fentanyl sono stati dimezzati e in cambio la Cina ha accettato di riprendere le importazioni di soia dagli Stati Uniti – non certo una svolta – e, cosa più importante, di revocare i nuovi limiti alle esportazioni di terre rare annunciati a ottobre. Ma i limiti annunciati ad aprile su sette terre rare rimangono in vigore. Trump ha quindi lasciato a Pechino una potente leva strategica per il futuro”, continua Asia Times. “Poco prima dell’incontro, però, il leader statunitense aveva ordinato al Pentagono di riprendere i test nucleari. Anche se questa decisione può essere interpretata come risposta al test missilistico a propulsione nucleare condotto dalla Russia nell’Artico il 26 ottobre, l’avvertimento di Trump andava oltre Mosca. La Cina, infatti, grazie alla cooperazione ‘illimitata’ con la Russia, ha ampliato il suo arsenale, anche se gli Stati Uniti mantengono una netta superiorità in termini di capacità nucleari. Tutto ciò segna l’inizio di una fase molto più pericolosa della guerra commerciale, che non promette nulla di buono per Pechino, Mosca e per il mondo intero”.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1639 di Internazionale, a pagina 31. Compra questo numero | Abbonati