Oltre il western, in parte romantico, in parte trattato filosofico, Train dreams sembra un grande film mai realizzato di Terrence Malik. È ambientato nel nordovest degli Stati Uniti (e dintorni), principalmente all’inizio del novecento. Edgerton (in modalità da Oscar) e Jones interpretano una coppia di pionieri in lotta con la natura selvaggia e i rovesci del destino. La storia, un adattamento del romanzo di Denis Johnson, ha un tono fiabesco esaltato dall’asciutta voce narrante di Will Patton, ruota intorno a marito e moglie, andati a vivere tra i mitici boschi dello stato di Washington perché, come Thoreau, “vogliono vivere consapevolmente” e perché credono nella “civilizzazione” del paesaggio naturale. Natura che ovviamente si ritorcerà contro di loro. Ma c’è anche altro, come l’intolleranza e il bigottismo. Il protagonista lotta incessantemente contro tutto, aspettando una rivelazione. La dolorosa bellezza del film sta nella speranza, fragile e struggente, di una rivelazione.
Kevin Maher, The Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1639 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati