L’eliminazione dei test sugli animali nella ricerca scientifica resta un tema molto dibattuto. Esistono delle alternative, come gli organoidi artificiali, i tessuti umani coltivati in vitro e i modelli computerizzati, che non pongono problemi etici e promettono risultati più affidabili a costi inferiori. Oggi l’86 per cento dei farmaci candidati non supera gli studi clinici, soprattutto perché i modelli animali non predicono accuratamente le risposte umane. La Food and drug administration statunitense ha pubblicato delle linee guida per ridurre l’uso degli animali, e anche l’Agenzia europea per i medicinali sembra muoversi nella stessa direzione. Restano però degli ostacoli: spesso i revisori bloccano la pubblicazione degli studi se non si fanno test su animali, e il 23 per cento dei ricercatori li effettua solo per soddisfare questo requisito. Su Nature alcuni studiosi sottolineano l’importanza di aggiornare la formazione accademica per seguire questo cambiamento, mentre altri ritengono che i metodi alternativi sono utili solo per applicazioni specifiche e che bisognerebbe poter scegliere di volta in volta lo strumento più adatto. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1638 di Internazionale, a pagina 103. Compra questo numero | Abbonati
 
			 
                     
                     
                     
	                 
	                 
	                 
            