A cinque anni dalla pandemia di covid-19, lo studio Global burden of diseases fotografa lo stato della salute nel mondo. L’aspettativa di vita è tornata ai livelli prepandemici in due terzi dei paesi. Il covid-19 è sceso dal primo al ventesimo posto tra le cause di morte: in testa alla classifica ora ci sono cardiopatia ischemica e ictus. Negli ultimi trent’anni i tassi di mortalità per tubercolosi, infezioni respiratorie e malnutrizione si sono ridotti fino al 79 per cento, grazie a iniziative come Gavi e Global fund. Mentre le malattie infettive calano, crescono quelle non trasmissibili come il diabete e i disturbi mentali tra cui ansia e depressione, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito. Complessivamente la salute globale migliora, ma non ovunque: 39 paesi sono classificati “fragili o in conflitto”, 19 dei quali in Africa. Secondo The Lancet l’isolazionismo statunitense e i tagli agli aiuti sanitari rischiano di compromettere i progressi compiuti. Per garantire equamente la salute le priorità sono l’assistenza sanitaria universale e un maggiore coinvolgimento della società civile. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1637 di Internazionale, a pagina 97. Compra questo numero | Abbonati