Si potrebbe considerare Stan Barstow come la Sally Rooney di sessant’anni fa, anche se i lettori della generazione dell’autrice di Persone normali probabilmente rimarrebbero confusi da un romanzo del 1960 sulla storia di un giovane della classe operaia costretto a sposare una ragazza rimasta incinta. Le nuove generazioni potrebbero stupirsi della moderazione con cui i personaggi controllano i propri impulsi, ma riconoscerebbero che, come nei romanzi migliori della stessa Rooney, anche qui il racconto è sospinto dalla forza del dialogo urgente e narrato interamente in prima persona al tempo presente, con un’immediatezza intima e coinvolgente. La storia è ambientata in una cittadina immaginaria dello Yorkshire dove Vic Brown, ventenne, lavora come disegnatore tecnico. L’ufficio è un ambiente maschile fatto di battute e spacconate sessuali. Vic è descritto come poco istruito ma intelligente: è ossessionato dal sesso e si fissa su Ingrid Rothwell, una segretaria diciottenne che idealizza senza speranza per poi trovarla insipida e noiosa. Con cupa inevitabilità, dopo l’unica volta in cui riescono ad avere un rapporto completo, Ingrid rimane incinta e Vic la sposa. Il destino di Vic è forse quello tanto temuto da tutti gli altri ribelli della classe operaia, intrappolati dalle convenzioni sociali? Oggi potremmo vederlo come prigioniero in un mondo fatto di ruoli di genere rigidi che lui stesso nemmeno riesce a riconoscere. David Mills, The Sunday Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1636 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati