Il 28 settembre la Nfl ha annunciato il protagonista musicale dello show dell’intervallo del Super Bowl, la finale del campionato di football americano: sarà Bad Bunny. L’artista portoricano, superstar globale e tra i più venduti al mondo, salirà sul palco nel 2026, scatenando le critiche della destra statunitense, che lo considera simbolo della cultura woke. Per loro, la prova è evidente: un artista che canta prevalentemente in spagnolo, che ha indossato abiti femminili, sostenuto Kamala Harris e criticato la stretta antimmigrazione dell’amministrazione Trump. Altri lo accusano d’incoerenza, dopo che ha deciso di escludere gli Stati Uniti dal suo tour Debí tirar más fotos per timore che i fan fossero presi di mira dall’Ice, l’agenzia federale per il controllo dell’immigrazione. La Nfl collabora dal 2019 con Roc Nation, la società di Jay-Z, per produrre gli spettacoli dell’intervallo. Da allora sono saliti sul palco Shakira, Jennifer Lopez, Kendrick Lamar e Rihanna, criticati dai conservatori per i messaggi politici. Beyoncé nel 2016 aveva già scatenato polemiche con un tributo al movimento antirazzista Black lives matter. I commentatori di destra parlano di un complotto woke guidato da Jay-Z e Obama, ma la realtà è più semplice: il Super Bowl sceglie le star più popolari. E oggi nessun artista favorevole a Trump raggiunge la fama globale di Bad Bunny, l’uomo più ascoltato su Spotify, secondo solo a Taylor Swift.
Lorraine Ali,
Los Angeles Times

Bad Bunny (Dr)

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Questo articolo è uscito sul numero 1634 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati