All’estremità meridionale del golfo Persico c’è l’isola iraniana di Hengam. Un puntino di neanche quaranta chilometri quadrati, è possibile scorgerla sulle mappe sovrastata dalla più imponente isola di Qeshm.

L’attività principale a Hengam è la pesca, e a praticarla sono soprattutto le donne, le uniche pescatrici del golfo, conosciute come “le figlie del mare”. Indossano veli integrali, utili anche per ripararsi dal sole, fatti con stoffe a stampe floreali e tinte vivaci. Si coprono gli occhi con mascherine colorate che in origine servivano a proteggerle dagli sguardi e dalle possibili aggressioni dei portoghesi e poi degli inglesi che in passato occuparono l’isola.

Lavorano nel rispetto dell’ecosistema marino: rifiutano reti e pesca a strascico, preferendo esche fatte a mano e catture individuali, anche a costo di un pescato modesto. Con il loro lavoro contribuiscono all’economia familiare e sfidano le convenzioni di un paese che proibisce alle donne di svolgere lavori pericolosi, faticosi o dannosi. Per decenni le pescatrici sono state discriminate: il governo non gli concedeva le licenze per la pesca o sussidi per il carburante o per assicurare le imbarcazioni, ma da qualche anno il dipartimento della pesca iraniano ha accettato di rilasciare le licenze, a condizione che siano condivise da due donne.

Tra il 2019 e il 2024 Forough Alaei ha ritratto le loro sagome colorate mentre si preparano a solcare il mare e durante le giornate di pesca. ◆

D’inverno, quando il clima è mite e i turisti visitano l’isola, le donne vendono prodotti artigianali. In estate, quando fa troppo caldo e non ci sono turisti, si dedicano alla pesca.
Dopo lunghe ore al largo, una pescatrice assicura il filo da pesca all’alluce e si riposa.
Khadijeh Ghodsinejad, una donna di 26 anni sposata e con un figlio di due anni, è la pescatrice più giovane della comunità. Ha cominciato ad accompagnare la madre su una barca a remi all’età di quattro anni, e continua a pescare spesso insieme a lei. Molti suoi coetanei evitano il lavoro faticoso e l’odore sgradevole del pesce. Khadijeh parla delle sfide che deve affrontare: “La scarsità d’acqua, le interruzioni di corrente e la mancanza di strutture sanitarie adeguate sono le difficoltà più grandi”.
Il pescato della giornata di Khadijeh. Va in mare diverse volte durante la settimana, consumando una parte del pesce nel suo ristorante e vendendo il resto attraverso la sua pagina Instagram in varie città dell’Iran.
Kobra Arbabi, 48 anni, nativa dell’isola di Hengam, pesca da circa 25 anni. Qui è in barca con la sorella Mahfouzeh. Diversi anni fa, mentre pescava di notte, Kobra ha avuto un incidente con un motoscafo che le ha causato la frattura dell’anca. In seguito all’incidente, non ha potuto lavorare per cinque anni. “In passato usavamo barche a remi, ma ora ci muoviamo su imbarcazioni a motore, che hanno semplificato le cose”, racconta Kobra. Alla domanda su quali siano i suoi sogni, risponde: “Vorrei avere una barca tutta mia; per ora vado in mare con quella di mia sorella”. Secondo Kobra la trasformazione di Hengam in una destinazione turistica è in parte una benedizione, in parte una maledizione. “I giovani sono cambiati, l’abbigliamento tradizionale del sud sta scomparendo, ed è un peccato. Però la situazione economica è migliorata”. Kobra ha due figlie e un figlio. Le sue figlie hanno scelto di non dedicarsi alla pesca, perché non amano questo lavoro. Dopo la morte del marito, è l’unica a provvedere alla famiglia.
Kobra Arbabi prepara gli ami da pesca per la giornata.
Khadijeh Ghodsinejad, una donna di 26 anni sposata e con un figlio di due anni, è la pescatrice più giovane della comunità. Ha cominciato ad accompagnare la madre su una barca a remi all’età di quattro anni, e continua a pescare spesso insieme a lei. Molti suoi coetanei evitano il lavoro faticoso e l’odore sgradevole del pesce. Khadijeh parla delle sfide che deve affrontare: “La scarsità d’acqua, le interruzioni di corrente e la mancanza di strutture sanitarie adeguate sono le difficoltà più grandi”

Forough Alaei è nata nel 1989 in Iran, dove ha studiato giurisprudenza. Ha cominciato a lavorare come fotogiornalista nel 2015. Si concentra su temi sociali, in particolare sulle donne iraniane, ed è nota per i suoi reportage sulle tifose di calcio, e per la copertina di Time Heroes of the year del 2022 dedicata al movimento iraniano Donna, vita, libertà. Con il progetto New face of Iran Alaei mostra gli stili di vita dei giovani iraniani e la loro sfida ai tabù sociali. Il suo lavoro sulle donne sarà esposto a Fotografica, il festival di fotografia di Bergamo, dall’11 ottobre al 9 novembre 2025.

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Questo articolo è uscito sul numero 1634 di Internazionale, a pagina 72. Compra questo numero | Abbonati