Il 10 settembre un tribunale ha assolto in appello Choi Mal-ja, 79 anni, che nel 1965 era stata condannata per aver morso la lingua dell’uomo che l’aveva assalita, strappandogliene un pezzo. In una delle sentenze più controverse della storia recente del paese in materia di violenza sessuale, l’aggressore era stato condannato a due anni di carcere e solo per violazione di domicilio e intimidazione, non per tentato stupro. E aveva poi scontato solo sei mesi di reclusione. Choi nel 2020, incoraggiata dal clima favorevole creato dal movimento MeToo, aveva deciso di fare appello contro la sentenza invocando la legittima difesa. “Se Choi non avesse voluto una nuova sentenza, la violenza da lei subita avrebbe continuato a essere ricordata come il ‘caso del bacio forzato e della lingua tagliata’, una definizione che trasforma la vittima in carnefice e viceversa”, scrive Hankyoreh 21. “Finalmente è stato corretto come ‘caso di difesa da violenza sessuale con il taglio della lingua’”. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1633 di Internazionale, a pagina 33. Compra questo numero | Abbonati