Brian racconta la storia di un uomo che va al cinema ogni sera per trent’anni. Brian vive da solo in un piccolo appartamento nel nord di Londra, lavora nell’ufficio delle imposte commerciali di Camden e pranza ogni giorno alle 14 e 15 in punto nello stesso caffè. Finito il lavoro va al British Film Institute dove, insieme a una piccola comunità di eccentrici, guarda film classici e contemporanei. Cataloga le sue reazioni a ogni film e vive seguendo un mantra ansioso: “Rimani vigile. Attieniti alla routine. Proteggiti dalle sorprese”. Per gran parte del romanzo sappiamo poco del passato di Brian, solo che è nato in Irlanda del Nord, sua madre è morta e non ha contatti con il padre e il fratello. I cinefili apprezzeranno i discorsi divertenti di Brian sul cinema e molti lettori riconosceranno i film più noti (Le iene, Il grande Lebowski eccetera) che lui analizza ossessivamente nel suo taccuino. Ricorderanno anche gli eventi storici, come la guerra in Iraq e gli attentati di Londra del 2005, che sono menzionati nel corso del romanzo, la cui vicenda trentennale parte dalla metà degli anni ottanta. Brian cerca di catturare i rapidi cambiamenti che Londra ha vissuto negli ultimi decenni e ritrae una città troppo costosa che rischia di essere fagocitata dalle multinazionali. Cooper sembra fin troppo impaziente di sottolineare questi aspetti e a volte Brian più che un romanzo sembra un’invettiva sociale. Ciò nonostante è molto divertente e riuscito.
Max Liu, Financial Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1633 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati