Questo libro è un trip. Tra le altre cose, On drugs elenca dettagliatamente tutte le droghe assunte dall’autore, professore statunitense di storia e filosofia della scienza all’Université Paris Cité. Tra queste, psilocibina, lsd, cannabis; quetiapina e Xanax per l’ansia; venlafaxina, Prozac, Lexapro e triciclici come antidepressivi; caffeina e alcol. Ma la cosa più stupefacente non sono le descrizioni delle esperienze con la droga di Justin Smith-Ruiu, quanto il fatto che siano scritte da un filosofo analitico, che ha familiarità con The foundations of empirical knowledge di A.J. Ayer quanto con Le porte della percezione di Aldous Huxley, ispirato dalla mescalina. L’idea è di liberare le menti dei suoi colleghi filosofi, liberandosi da preconcetti e non solo. Smith-Ruiu prova a immaginare quale avrebbe potuto essere il contributo delle sostanze psichedeliche sull’evoluzione del pensiero occidentale, rimettendo in discussione la dipendenza di Cartesio dalla razionalità e assimilando quelle sostanze a esperienze come la religione o la poesia. The Guardian
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Questo articolo è uscito sul numero 1632 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati