Nel 2007 con il suo primo libro autobiografico, Un romanzo russo, Emmanuel Carrère ha portato allo scoperto una piaga familiare, raccontando contro la volontà della madre la storia del nonno, georgiano immigrato in Francia negli anni venti e giustiziato come collaborazionista nel settembre 1944. Ora lo scrittore francese completa l’approccio genealogico con Kolkhoze, un romanzo meno brusco e più tenero (dedicato alle sue sorelle), in cui racconta della madre, Hélène Zourabichvili, che poi diventerà Hélène Carrère d’Encausse. Intrecciando le vicende materne con i suoi reportage dall’Ucraina, Carrère illumina la sua genealogia ma ripercorre anche un secolo di storia, russa e francese. _Kolkhoze _è uscito nelle librerie francesi il 28 agosto ma ha già guadagnato il primo posto nelle classifiche dei libri più venduti, di fatto doppiando il secondo, _La maison vide _di Laurent Mauvigner: per ogni copia di quest’ultimo libro se ne vendono due di Carrère. È un segno evidente della polarizzazione del mercato librario dove chi vince prende tutto. Libération

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Questo articolo è uscito sul numero 1631 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati